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Cultura

LA LUDOPATIA               
a cura di Mura Roberta e Di Crasto Giorgia 3^ B ITE

La ludopatia è il vizio del gioco.
Negli ultimi anni questo fenomeno è aumentato notevolmente (dal 42 al 47%), anche tra gli adolescenti maggiormente nei ragazzi(55,1%) che nelle ragazze(35,8%).
Si scommette nei gratta e vinci, Lotto istantaneo e Lotto Superenalotto.
Non solo la ludopatia è frequente nei ragazzi, ma anche negli adulti. Le donne che giocano sono circa 7,5 mln e in quattro anni sono passate dal 20 al 40%; gli uomini ricoprono una grande percentuale.
Per quanto riguarda gli uomini, la maggior parte sono:disoccupati,lavoratori che ricoprono la mansione di operai e liberi professionisti.
Le donne, invece, sono: impiegate, dirigenti e coloro che hanno una licenza di scuola media.
I luoghi più “pericolosi” sono sale gioco, sale bingo, il telefonino(smartphone) e Internet(PC-Tablet), mentre le zone con un maggior numero di giocatori si concentrano soprattutto nel centro sud: Campania(57%), Calabria(55%), Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo (53%); le regioni con minor frequenza di gioco si trovano nel nord Italia, e sono:Emilia Romagna(41%),Trentino Alto Adige (42%), Liguria e Veneto (44%).
Proponendo un nostro pensiero riguardo la ludopatia, il nostro Governo dovrebbe mettere un tetto massimo di scommesse, al fine di arginare realmente il fenomeno del gioco d'azzardo.
In Italia noi cittadini ci lamentiamo continuamente del fatto che il nostro paese non va, sotto tanti aspetti; ma le nostre sono solo lamentele e non agiamo sempre, di conseguenza, nei nostri limiti. La legge, in questo caso, vieta severamente il gioco ai minori poiché crea già dipendenza a moltissime persone adulte. Queste ultime inoltre, sbagliano due volte- verso se stessi e i loro bambini e dovrebbero dimostrare, quindi, un maggior senso di responsabilità rispetto agli adolescenti che hanno accanto. 
Nonostante la legge, alcuni responsabili delle attività d'azzardo permettono ai minorenni di accedere a questi giochi, in sala o via Internet ma sempre pericolosi, favorendo cosi' un senso di irresponsabilità e perpetrando un abuso. La ludopatia, e l'irresponsabilità, che provoca è una realtà che ai nostri occhi si presenta quasi invisibile, ma che esiste, e che sta peggiorando proprio per la superficialità dei controlli delle autorità del nostro paese.






COS'È LA SCUOLA?
- A.s. 14_15-

a cura di Vaudo Roberta 4^ L.S. 

Cos'è la scuola?
In fin dei conti, non è altro che una società in miniatura!
Gli alunni rappresentano il popolo, ovvero il futuro.
I docenti rappresentano il governo e la cultura migliore.
La preside rappresenta la legge, che conduce il popolo sulla retta via.
Quindi il percorso scolastico assume un valore non solo culturale, bensì diventa una vera e propria crescita dell'individuo stesso, focalizzata al raggiungimento di una personalità consona alla nostra società, per prepararsi alla vita ed ottenere un futuro smagliante. 
Tutto ciò può accadere solo se i tre settori collaborano per raggiungere lo stesso obiettivo.
Nel mio percorso, ho avuto modo di conoscere 'governi' illustri, professori in grado di farmi assaporare il vero sapore della cultura e in grado di offrire una vera formazione, non solo culturale, e per questo potrei definirli " Maestri Di Vita".
Nutro per loro grande rispetto, ma soprattutto una profonda ammirazione , poichè hanno colto e trasmesso la vera essenza dell'insegnamento.
Mio malgrado, ho avuto anche la sfortuna di conoscere docenti superficiali e incuranti delle conseguenze delle loro azioni, in grado di far divenire il governo una dittatura.
Essere un bravo professore è un lavoro duro, pieno di responsabilità, poichè loro sono il mezzo attraverso il quale la gioventù si forma, ed è inammissibile affidare questo ruolo a persone, pur dotate, ma senza doti specifiche di carattere psicologico.
Mi congedo sottolineando che lo sconforto mi pervade nel constatare che l'accrescimento della nostra cultura possa dipendere anche da docenti di questo tipo che possono danneggiare sia l'apprendimento degli alunni che gli alunni stessi.



IO SONO IL CAPITANO DEL MIO DESTINO          a cura di Consales Giulia
- A.s. 2014-15-


Le prove invalsi sono ormai uno degli argomenti più discussi e dibattuti nel nostro liceo, basti pensare infatti che rappresentano uno dei tanti punti su cui poggia l’assemblea d’ istituto, o ancora costituiscono un solido strumento di propaganda utilizzato dai candidati alla carica di rappresentante d’istituto per focalizzare gli interessi degli studenti. L’obiettivo principale di ognuno di loro è soprattutto quello di risvegliare in noi un senso di ribellione nei confronti dello Stato, che, tramite la somministrazione di questi test( molto spesso non pertinenti o addirittura lontani dalle normali programmazioni) , altro non fa che schiavizzare e schematizzare le varie scuole d’Italia, basandosi sui risultati di questi per stanziare fondi agli istituti più meritevoli, invece di erogarli a quelli che ne hanno realmente bisogno. E sono stati proprio questi i temi alla base della protesta contro lo svolgimento delle prove invalsi che le classi seconde del liceo hanno dovuto affrontare nel maggio scorso. Prima di entrare a scuola, davanti al cancello, c’erano molti ragazzi che, muniti di manifesti, invogliavano tutti gli studenti a boicottare le prove, affermando che esse, al contrario di quanto sostenuto dal regolamento, non sono anonime, bensì presentano sulla prima pagina un codice le cui ultime cifre corrispondono ad ognuno di noi. L’esito delle prove per il nostro liceo è stato molto positivo, poiché dai risultati emerge che è una delle prime scuole d’Italia con il maggior punteggio ottenuto. Ma la domanda sorge spontanea: nessuno ha seguito l’iniziativa proposta dai nostri compagni? Beh, sicuramente alcuni studenti hanno ritenuto opportuno consegnare i test senza svolgerli, imbrattandoli anzi con scritte e disegni, ma la maggior parte di noi, copiando o non, ha optato per la strada più “sicura”. Questo perché, molto probabilmente, ogni alunno crede che, andando controcorrente, rischierebbe di accaparrarsi l’ostilità dei professori, che correggono le prove e sono a conoscenza del ragazzo a cui corrisponde il codice. Io credo quindi che un cambiamento così radicale in merito a questo argomento non ci sarà mai, in quanto gli studenti, pur sapendo che i motivi per cui le prove invalsi sono così combattute sono reali, non avranno mai il coraggio di schierarsi contro la scuola, che invece punta tutto “sul nostro prodotto”!




LA TERRA TREMA   

a cura di Bellettini Pierluigi 4^ L.S.
-A.S. 2014-2015- 

“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l'occasione per comprendere.” PICASSO.
Forse la storia non è interessante, forse non rispecchia le volontà di chi ha creato il tema, forse poteva essere più avvincente, forse è troppo banale, forse non si avvicina minimamente ad un possibile incontro, sta di fatto che per me che vivo in una cittadina di provincia dove oltre il vento che corre, il mare che trema e il sole che ti accarezza non c'è nessuno, niente di avvincente o di interessante, poche attività, pochi sbocchi lavorativi, la domenica sera è buia e se non fosse per quei cinquecento immigrati la popolazione dal 2010 ad oggi sarebbe persino diminuita. Tuttavia la mia storia oggi non parla di uno di loro, affonda le sue radici anni e anni fa, quando ero ancora un frugoletto. Cioccolato, televisione, soldatini e pallone, erano questi i miei interessi e così passavo beatamente la giornata ignaro di tutto ciò che accadesse intorno. Il sabato sera alla villetta comunale trascorrevo ore di gioco sfrenato con bimbi conosciuti lì, sul momento e si faceva partire la fantasia, inventando castelli, abbattendo draghi e creando ponti sospesi tra mondi irreali. Un giorno, conobbi una bimba, iniziammo a giocare e per settimane non ci staccammo, un' intima, ingenua e tenera amicizia infantile, io cioccolato bianco e lei cioccolato nero, due carnagioni diverse accomunate dalla voglia di voler liberare la propria fantasia. Poi un giorno scomparve, Io continuai a far ciò che volevo cullato dai miei sogni. Poi l' era del social ha rivoluzionato tutto, quasi per caso mi contattò, quei sentimenti sepolti si fecero strada scalpitando. Iniziammo a scriverci, a raccontarci quindici anni di vita vissuta distanti, chi eravamo veramente, chi siamo diventati. Tazra, del Bangladesh, emigrata in Scozia all' età di Tre anni, trascinata con la scusa di visitare "Disneyland". La cucina non è delle migliori, si avvicina molto al tocco indiano. Lei è musulmana, ma fortunata a parer mio, i genitori non sono dei ferventi religiosi, lasciano correre su certe cose, a differenza degli zii,più rigidi, la cuginetta già indossa il Niqab con grande vanto. A quelle parole da perfetto Occidentale ignorante mi sono adirato, facendo appello ai diritti umani, ma inutilmente, è una tradizione secolare come fare il segno della croce per i Cristiani. Piano ho imparato a conoscere la sua vita, che non è influenzata dalla sua religione, la visione dell' Oriente è distorta da parte nostra, li immaginiamo con un kalashnikov in mano e due bombe alla vita, mentre proprio in questo momento sono sicuro che un ragazzetto della mia età starà scrivendo per il proprio giornalino.


DOLORE
 a cura di Di Cuffa Laura
- A.s. 2014-2015-

Dolore, una parola,sei lettere,mille modi per viverlo. C'è chi soffre da solo, o chi soffre insieme ad altri, ma tutti soffriamo.
Le cause sono tante e diverse, può essere causato sia da un semplice no sia da una grande delusione, d'amore, di vita o qualsiasi cosa essa sia.
A noi umani non importa il vero motivo per cui soffriamo, ma semplicemente quanto e a causa di cosa.
Senti un fuoco dentro che, come delle fiamme dell' inferno, ti divora da dentro. Un nodo allo stomaco che ti stringe e ti fa crollare un po' alla volta, mille sentimenti, dalla rabbia alla tristezza, nessuno sa come uscirne immediatamente.
I tuoi occhi iniziano a diventare lucidi, in presenza di altri cerchi di mascherare l'evidente avvenimento, da solo, lasci quelle piccole gocce scendere sul tuo viso pallido, il loro sapore, inconfondibile, lo odi a morte.
Grida, soffri, muori dentro, tanto non verrai salvato, ciò che conta è il coraggio, se hai un vero cuore di ferro andrai avanti e ti lascerai tutto alle spalle, ma ricordati che se scappi dai problemi diventeranno sempre più grandi.
E se mai ti priveranno di tutta la tua felicità e sarai giù, sii tu l' eroe e vai avanti, rompi quei fili del dolore e grida.
Oltre il dolore, il tuo cuore non prova vendette, alza lo sguardo al cielo, lui rimarrà sempre con te, ti confonderà con le sue stelle, e ti farà divertire con le strane forme delle sue nuvole.
D'un tratto guardi a terra, una tua lacrima a terra, la inizi a fissare e vedi uno spettacolo che solo quando provi dolore noti.
Ti chiedi:"perché il destino mi sta mostrando il mio stato riflesso nell'acqua?"
L'infinito blu di questo elemento ti rispecchia, vai avanti e non temere, trovi beatitudine nel silenzio.
Avevi passato una giornata accecata, quel che significava per te se ne era andato senza preavviso, digli addio, alzati e mento in su!
Fissa la luce della vita e non distogliere mai lo sguardo,è una sfida, devi uscirne vincitore, nessuna perdita, solo grandi conquiste.
Vai verso il futuro che vuoi, insegui i tuoi sogni, questa è l'epoca dei sognatori, e non finirà mai!
Il futuro è in mano tua! Dai al passato un ritmo nuovo, vivi il presente come sempre e rendi il tuo domani migliore. In questo modo il tuo futuro incerto davanti a te si frantumerà e vincerai. Vivi così e nulla poi rimpiangerai, nella vita bisogna aspettare i momenti felici, ma ricorda che non esiste la felicità senza tristezza. 


RITORNO AL FUTURO: 30 ANNI DOPO
a cura di Ble' Sharon 4^ L ITE

Nel 1989, nel secondo episodio del Ritorno al futuro, Micheal J. Fox alias. Marty McFly, viaggia nel futuro scoprendo il 21 Ottobre del 2015. 
Il futuro concepito dal regista Robert Zemeckis e dallo sceneggiatore Bob Gale, ora, è il nostro presente. 
Oggi scopriamo che le invenzioni del film non erano così lontane dalla realtà: automobili con pilota automatico, proiettori olografici, schermi ultrapiatti, impronte digitali al posto di documenti, e realtà virtuale. 
Le previsioni futuristiche richiedevano un futuro divertente, socievole, pulito, e, quindi, positivo. Era impossibile azzeccarle tutte, quindi si sono sbizzarriti in diversi modi, e fortunatamente il 50% è stato un vero successo. 
A 30 anni dall'opera è possibile che esista l'Overboard? Lo skateboard "volante" di polistirolo, fluttua a qualche centimetro da terra con un qualche tipo di propulsione, una specie di cuscinetto di forza magnetica. Dopo una serie di tentativi, oggi l'Overboard esiste ma con lo scopo di salvare migliaia di vite. E' il sogno di Greg Henderson che afferma quanto il film abbia avuto un enorme impatto per lui. 
Per puro caso, è uscito nell'anno in cui c'è stato il terremoto di Loma Prieta, nella Baia di San Francisco, in California. L'azienda Hendo, non si accontenta di far "fluttuare" o volteggiare persone, ma portare a "sollevare" interi edifici per evitare che crollino durante un terremoto. 
A pochi km da San Francisco i sismologi hanno predetto l'arrivo del cosiddetto Big One: un terremoto così potente (7°stadio) da distruggere metà della città. -"Bastano solo 3 secondi," afferma Henderson, "in 3 secondi possiamo attivare i motori a repulsione che si azionano come i carrelli di atterraggio.". Vogliono sollevare l'edificio. I motori si accendono, il cancello si ritrae, il suolo sottostante comincia a tremare e nessuno in casa si accorgerà dell'accaduto. Il sisma finisce, il cancello si abbassa e abbiamo il perfetto isolamento. Niente male, professor Henderson. Un vero BOOM nella storia dell'umanità. Ci chiediamo se sarà veramente possibile. Ci auguriamo di sì.
Nel film, inoltre possiamo notare come le ordinazioni nei ristoranti vengano prese da uomini robotici. Guardandoci attorno nel 2015 non è esattamente ciò che vediamo. Tuttavia, in una famosa pizzeria di nome "Pizza Art" hanno adottato un tavolo con touch-screen per ordinare. Divertente e pratico! Il cliente sceglie l'impasto e gli ingredienti, e le posiziona sulla pizza virtuale. Nel frattempo, si può giocare un po' mentre si aspetta l'ordinazione. 
Presto questa ottima scelta sarà disponibile in tutti gli Stati Uniti. Un business niente male potrebbe crescere a vista d'occhio.
E l'Italia? E' pronta a far entrare il futuro nella nostra vita?


LETTORI SI CRESCE
a cura di Camelio Noemi 3^ C ITE

Oggi giorno gli interessi degli adolescenti sono molteplici e di vario genere: c’è chi ama ballare, chi ama cantare, chi scrivere… insomma, c’è chi preferisce le attività più dinamiche e chi invece con un semplice libro in mano sente di possedere il mondo intero.
Leggere è sempre stata un’occupazione prettamente intellettuale, considerata perciò noiosa e banale dai giovani che hanno un approccio piuttosto superficiale con la vita.
La colpa però non è esclusivamente dei ragazzi, ma principalmente della loro formazione. 
La verità è che fin dalle scuole elementari è sempre stato sbagliato il modo di indurre i bambini alla lettura, è infatti molto più semplice introdurla come un’imposizione, che presentarla come un invito alla conoscenza, al piacere e al benessere psicologico.
Ovviamente leggere non è solo un fatto di cultura…
Leggere è libertà in tutti i sensi, leggere è rifugio, leggere è permettersi il lusso di poter sognare; perdersi nelle pagine di un libro è forse l’unica possibilità che ancora ci rimane per isolarci da questa realtà insipida, asciutta, colma di insidie e cattiverie a cui siamo ancorati, l’unica possibilità che abbiamo per vivere la storia che vorremmo nell’epoca e nei luoghi dei nostri desideri più arditi. 
Come dice il filosofo Umberto Eco infatti: “Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una vita sola: la propria! Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché leggere è un’immortalità all’indietro”   



MAFIA & ANTIMAFIA
a cura di  Aurora Terracciano e  Noemi Toscano 4^ M ITE 

Un’associazione di tipo mafioso è quella che si serve della forma di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà per commettere delitti, per acquisire la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. 
Si basa sul “consenso e il controllo sociale”che consiste nel consenso, a volte tacito e omertoso, di queste attività criminose da parte dei cittadini e nel controllo che tale organizzazione attua sul proprio territorio. 
Ciò al fine di evitare che avvengano dei crimini non autorizzati(da loro sia chiaro non dallo Stato) sullo stesso e sull’ intimidazione e sull’omertà, i quali risultano come i due fenomeni più diffusi in queste zone: le persone che hanno "visto" o "sanno qualcosa" preferiscono tacere pur sapendo che si stanno macchiando di un crimine, anche se non l'hanno compiuto,  e che certamente non  li rende migliori dei carnefici . 
Si contrappone l’antimafia.  La Commissione antimafia è una commissione parlamentare bicamerale e d’inchiesta. È una delle 14 commissioni attualmente formate da membri di entrambe le camere del Parlamento. 
Il nome ufficiale è “Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”. 
Il Parlamento italiano ha una commissione antimafia ininterrottamente dal 1982. Oggi è formata da 25 deputati e 25 senatori. La Commissione antimafia è l’unica commissione parlamentare in attività che abbia una funzione d’inchiesta. 
Questo significa, come stabilisce l’articolo 82 della Costituzione, che può procedere “nelle indagini e negli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.” Le consente, cioè, di sentire testimoni e di acquisire prove, atti e documentazioni, anche se naturalmente non istruisce processi e non emette condanne o sentenze. 
Inoltre si occupa del ripristino della corretta scala di valori sociali e morali e di tutelare i cittadini e i loro diritti. Soprattutto quest'ultimi vengono attualizzati secondo e  attraverso varie opere-atti finalizzati a ridurre il il fenomeno mafioso, sia in senso economico che sociale, di queste organizzazioni, cercando nello stesso tempo di minimizzare il fenomeno dell’omertà. 
Importante a questo punto è l’esempio che dovrebbero dimostrare gli uffici pubblici ai cittadini, l’importanza e il valore dell’onestà, soprattutto in questo momento in cui l'amministrazione pubblica, sia nazionale che locale, grande prova non la fa certamente vedere. 
È necessario combattere il fenomeno della delinquenza organizzata con la prevenzione, sottraendo di fatto, alla mafia e ai suoi nuovi affiliati di domani, il terreno sociale e fisico dove operano. 
E con una feconda opera sociale devono crearsi le basi per una società migliore che miri ad impedire che coloro che non hanno occupazione né altro da sperare dalla vita siano spinti a scegliere la via del male come unica opportunità di affermazione sociale. 



RIPRENDIAMOCI  LA REALTA’!
LA PAROLA MAGICA?  SEMPLICEMENTE POESIA.
a cura di La Rocca Arianna 3^ C ITE


Una parola, mille emozioni. Scrivere una poesia vuol dire trasformare i molteplici sentimenti che il poeta prova, in semplici versi,  di grande significato. Oggi ci ritroviamo a vivere in un mondo basato unicamente sulla  tecnologia… in una società digitale. 

Noi giovani siamo coloro che sono più a contatto con questa realtà e ci siamo creati, attraverso le varie innovazioni tecnologiche, un mondo parallelo,  virtuale che in verità  non esiste. Le nostre mani non accarezzano più la realtà,  le pagine di carta o la penna, ma sono a contatto solamente con tasti e i nostri visi sono illuminati da display. 
Le parole hanno perso la loro importanza. Si parla con abbreviazioni e si sintetizza con le “emotions”, il tutto in forma digitale. 
Tutti, dunque, soprattutto noi ragazzi, dovremmo riprendere le vecchie abitudini e con la nostra anima, macchiare i bianchi fogli, perché solo attraverso la scrittura e la lettura possiamo sentirci noi stessi e vivere veramente la vita. 
La poesia, infatti, è ritrovare le parole e dar voce al protagonista. Ogni autore è il personaggio centrale del proprio componimento poetico che toglie la maschera creatasi dietro i vari social network. 
Potrebbe sembrare bizzarro, ma a volte, grazie alla poesia si può scoprire che la superficialità, l’arroganza o la timidezza nascondono persone che hanno grandi sentimenti, ma non hanno il coraggio di esprimerli a parole.
Un foglio bianco e una penna hanno la forza di tirar fuori quelle parole che resterebbero mute nella nostra bocca e di dar vita ad una musicalità di emozioni. La parola poesia vuol dire anche libertà. 


MAURIZIO DE GIOVANNI
a cura di Tucciarone Silvia 4^ A L.S.
scritto il 04.11.15

Maurizio De Giovanni è un autore di libri gialli napoletano nonché una persona straordinaria. Sotto il suo aspetto decisamente comune si nasconde un incredibile talento nel raccontare e scrivere storie. 
Leggere i suoi libri è piacevole ed interessante, ma ascoltarlo di persona che legge uno dei suoi racconti è un’esperienza davvero unica.
La città di Formia ha avuto l’onore di ospitare l’autore in varie circostanze, nelle quali egli non ha solo rivelato la sua filosofia di vita, ma ha anche impartito norme utilissime per la scrittura. Ad esempio, per superare il ‘blocco dello scrittore’, Maurizio De Giovanni ha consigliato di rilassarsi, immaginare di vedere i personaggi dei nostri racconti muoversi davanti ai nostri occhi e la narrazione profilarsi fuori dalla nostra finestra. Le parole giuste affioreranno di conseguenza.
Secondo me uno dei libri più belli di quest’autore è ‘Le Mani Insanguinate’ (pubblicato nel 2013). Questo piccolo tomo è una raccolta di racconti che trattano varie tematiche di attualità. 
Lo stile adottato è scorrevole e coinciso e la scelta delle parole accurata. Inoltre, l’elemento della sorpresa rende ogni racconto unico e lascia il lettore sbigottito e propenso a riflettere su quanto ha appena letto. 



LA SESSUALITÀ DELLA SOCIETÀ DEL FUTURO E LA PARITÀ TRA I SESSI
a cura di Brongo Fiorenzo 5^ L.S.
scritto il 05.11.15

Nel corso degli ultimi decenni più che in passato, stiamo assistendo a cambiamenti frenetici della mentalità della società.
Basti pensare al ruolo della donna nel collettivo, completamente rivalutato; all'uomo medio,al quale non per forza deve appartenere la figura di padre o madre; alla famiglia, sempre più piccola e non per forza costituita da membri di sessi opposti.
Alla luce di così tanta chiarezza riguardo questa continua rivoluzione mentale, viene a porsi una domanda riguardo alla sessualità in generale. La concezione di sessualità legata al solo livello anatomico umano è ormai da superare, molte sono le persone dalla sessualità ambigua, molti gli uomini femminili e molte le donne maschili , molti i transgender e sempre più numerosi gli/le omosessuali che si dichiarano.
In molti stati dell' USA , tanto per intendere l'avanguardia della loro mentalità, non dividono più spogliatoi pubblici tra sessi, superando l'idea arcaica , ma danno la disponibilità di una divisione fatta per ogni singolo individuo. 
Scelta appropriata che dovrebbe essere applicata ad ogni contesto per un fattore di parità.
La società italiana, per vari fattori culturali è rimasta ad una mentalità molto arcaica, così com'è arcaico il modo comune di vivere la sessualità stessa; per il quale, la donna e l'uomo si trovano a dover sostenere preconcetti insegnatici fin dalla nascita.
Per molte mentalità femminili, ad esempio, l'uomo è nella coppia colui che chiede al partner in ginocchio per un matrimonio, colui che deve chiedere scusa per primo ad un litigio, colui che deve prendere per primo parola per spezzare il ghiaccio.
C'è da domandarsi, quindi, se si arriverà ad una società dove il concetto di sessualità verrà chiarito e dove si raggiungerà una vera parità tra i sessi.


LA DOLCE MORTE(che non può più attendere)
a cura di Ble' Sharon 4^ L ITE

Ho cercato di chiarire i concetti base dell'eutanasia. Cosa è, cosa è diventata e soprattutto chi è contro e chi no. Ho terminato con domande per non prendere parte direttamente alla scelta, in quanto oggettivo, spingendo a farsi le stesse domande che mi pongo io 

Nel terzo millennio, può un paese approvare, ai proprio cittadini, il diritto di scegliere quando e come morire?
La chiamano "dolce morte", ma per molti resta un tabù. 
Eutanasia: pratica ormai resa legale in Olanda, Belgio e Lussemburgo, non è perseguita penalmente in Svezia, mentre in Svizzera è previsto il suicidio assistito anche per i non residenti.
L'Italia, invece, si distingue alzando muri contro la libertà di decisione, considerandola reato, o per meglio dire "omicidio del consenziente" o "istigazione o aiuto al suicidio". 
La tensione sui temi di fine vita e libertà di cura, resta legata, nel nostro paese, ad eventi e nomi come quelli di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Mario Monicelli, Lucio Magri e del Cardinale Carlo Maria Martini. 
Casi diversi ma tutti legati da decisioni incomprese e, ancora, illegali. 
Aiutare malati terminali, per farli andare incontro a una morte serena e priva di sofferenza, non è ancora considerata "opera di bene", per così dire.
Ma se l'intera politica italiana si dichiara contraria, secondo l'Eurispes, il 64,6% risulta favorevole.
Nasce, quindi, quella che molti chiamano "eutanasia silenziosa". Mentre i cittadini discutono e si frazionano in due emisferi di decisioni distinte, gli ospedali gestiscono la situazione in base alle loro idee. Tutto resta nascosto in un bisbiglio.
La situazione è difficile per chi ha la vita di un paziente nelle proprie mani. Non esiste tutela. Resta solo un'infinità 
di rischi. "Rischi" che subentrano nel momento in cui sono le stesse famiglie a essere volubili di fronte 
a un caso, purtroppo, delicato: ripensamenti, incertezze, dubbi... tutti fattori che giocano a causa di sentimenti, paure, 
sensi di colpa, incertezze. 
Le ragioni di un "no" da un punto di vista "legale", sono laiche. 
La religione ha un ruolo parziale, infatti, per chi affronta professioni medico-chirurgiche, è previsto il cosiddetto "Giuramento di Ippocrate", secondo il quale sono obbligati a perseguire la difesa della vita e, soprattutto, di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona. 
Punto importante è la voce riguardante il "sollievo dalla sofferenza" che ci spinge a domandarci: Fino a che punto siamo disposti a soffrire? 
Decidere liberamente quando porre fine ad essa, o accettare che altri siano artefici della nostra vita? 
Possediamo il diritto di vita, arriveremo al diritto di morte?


PER UN FUTURO INSIEME
a cura di La Rocca Arianna 3^ C ITE

I recenti attacchi a Parigi e nelle diverse aree del mondo da parte dell’ ISIS ci fanno riflettere sulla crudeltà della società e sul delicato  periodo che stiamo vivendo.
Innanzitutto specifichiamo cos’è l’ISIS. L’acronimo vuol dire “Islamic State Iraq Siria”, ed è appunto un’organizzazione di soldati armati, di fede islamica o quello che loro pensano sia l'Islam, che si autodefinisce “stato” che, ovviamente al momento, geograficamente non esiste. Si parla dei territori tra Siria ed Iraq occupati con la forza e anche degli ultimi in Libia.
Coloro che fanno parte di quest’organizzazione, interpretando a proprio modo il corano(contrario a quanto ci dicono altri musulmani nelle interviste), vogliono imporre il "loro Islam" e la loro mentalità in tutto il mondo. Per affermare le loro radici, stanno agendo in modo brutale e disumano secondo la maggiorparte dei politici occidentali, provocando innumerevoli morti di persone innocenti. 
Fino al 13 novembre l’ Unione Europea sembrava aver taciuto questo che ora è divenuto un problema, ma dalla notte degli attacchi a Parigi, i dirigenti e politici dei vari Paesi hanno capito la consistenza del pericolo ed adesso stanno mettendo in atto alcuni provvedimenti per la protezione dei cittadini. 
Sono nate in questo modo due opinioni contrastanti, tra chi preferisce utilizzare nei confronti dell’ISIS la stessa arma di attacco e chi ritiene che le armi debbano essere deposte. 
Trovandoci in questo stato di allerta, dovremmo comprendere che la guerra non è la risposta a tutto, perché provocherebbe altri inutili morti. Qui non si tratta di eliminare delle persone per abbattere il problema, ma si tratta di cancellare una mentalità contorta, un pensiero sbagliato-almeno per la maggioranza degli occidentali e dei musulmani che si distaccano, si dovrebbe arrivare ad un dialogo. 
Non dobbiamo aver timore perché è proprio questa la loro forza, quella di incuterci paura e reagire, anche noi, con le armi. 
In questo momento di conflitti e tragedie, tutti noi dovremmo rispolverare le nostre menti e ritrovare il significato della parola “pace”. Dovremmo fare dunque “un passo indietro per la pace”, che vuol dire  fare dei piccoli sacrifici come mettere da parte le nostre manie di protagonismo, l’egoismo, limitare l’imposizione del nostro pensiero, per raggiungere un valido obiettivo, la concordia. Questo concetto può essere appreso solamente attraverso un dialogo e potrebbe essere la soluzione al problema degli attacchi. Oggi viviamo in un mondo materiale in cui il denaro ha acquisito una notevole importanza ed è al centro dell’interesse dell’uomo, ma è anche la causa del nostro indebolimento. Infatti se volessimo arrivare alle radici del problema di quello che è chiamato "terrorismo", dovremmo chiederci: ma come fanno ad operare in modo così organizzato e specializzato, chi vende loro le armi? La risposta è il denaro “sporco”. Molte persone egoiste che non appartengono all’ISIS per guadagnare maggiormente, infatti, vendono, in modo occulto, agli adepti dell'ISIS il materiale necessario per agire. I venditori dunque dovrebbero mettere da parte i loro interessi ed evitare che l’ISIS riceva tutto ciò di cui ha bisogno, come armi, carri armati, materiali per costruire bombe e oscurare il servizio internet. Le ostilità potranno terminare solamente nel momento in cui impareremo a cooperare e ad essere solidali l’uno con l’altro, solamente quando saremo degni di chiamarci “persone”.


LA PAROLA, LA NOSTRA ARMA         a cura di La Rocca Arianna 3^ C ITE


Gli uomini hanno ricevuto fin dalla nascita il più imponente e illustre dono, un meraviglioso mezzo di comunicazione: la parola. Nell’arco di moltissimi anni il linguaggio ha avuto un notevole sviluppo, si sono aggiunti vocaboli, significati, verbi. 
Le parole ci distinguono, ci integrano. Le parole sono un bene preziosissimo perché riescono a tirar fuori in nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri stati d’animo. Le parole esprimono i nostri pensieri, alcune volte sono la cura dell’anima, sono il mezzo attraverso il quale si sono raggiunti traguardi ed obiettivi irraggiungibili. Le parole danno voce ai nostri sogni.

Dalla scoperta delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti di comunicazione, la parola sta subendo cambiamenti negativi e sta perdendo il suo spessore. Gli uomini di oggi rispetto a qualche secolo fa non si rendono conto della rilevanza e del valore della parola. La comunicazione orale è diminuita e così anche certe emozioni che si provano in un dialogo. Adesso al posto delle parole si utilizzano smile e tasti, non più la voce ed i gesti. È come se l’uomo si stesse costruendo uno muro altissimo nei confronti della cultura che limita l’uso della parola e porta ad una pessima degenerazione nei vari aspetti della vita dell’individuo. Un altro errore che oggi gli uomini compiono è il valore inappropriato che attribuiscono alle parole, come amore, odio, promesse.  Un esempio banale è l’amore nelle nuove generazioni. La maggior parte delle relazioni oggi nasce dai social network, basta un click per inviare un semplice messaggio ed è subito “amore”. Una volta si scrivevano poesie, lettere e attraverso le parole, appunto, si dichiarava il proprio amore per l’amata, che veniva conquistata dopo un lungo periodo di conoscenza. La parola amore viene utilizzata in qualunque contesto, anche tra due conoscenti qualsiasi. Nel 1300 l’amore era un sentimento che poteva essere provato solamente da chi aveva un cuore gentile. L’uomo sopraffatto dall’amore riusciva solo a sospirare alla visione della donna amata nell’attesa di un suo saluto ed ella veniva considerata un angelo che, attraverso le parole del saluto, poteva portare l’uomo alla salvezza divina.

Oggi la parola viene utilizzata per illudere,  attraverso promesse che non si realizzeranno mai, come l’utopia politica che si manifesta oggi. Basti pensare ai loro discorsi durante le campagne elettorali, usano la parola svuotandola del valore nel suo significato, illudendo l’elettorato.

Diversamente, lo strumento della parola è stato usato da grandi Uomini come Nelson Mandela, Rosa Parks, Madre Teresa di Calcutta e tanti ancora, per la conquista dei diritti civili. Avere la parola vuol dire avere libertà di esprimere le proprie idee e in molti si sono battuti per avere questo diritto che oggi viene sottovalutato. Per riconquistare l’uso della parola bisogna alzare gli occhi dagli schermi, guardare la realtà e abbattere il muro tecnologico che ci siamo costruiti intorno. Le parole sono le uniche armi più potenti che un uomo ha.



ABUSO DI MATEMATICA?         a cura di Mura Roberta 3^ B ITE

Uno degli argomenti maggiormente più trattati a livello comunicativo riguarda la "matematica".
In questi ultimi anni nelle scuole italiane si cerca di recuperare quel gap che viene mostrato in tutte le classifiche europee e mondiali dove, l'Italia, non fa certo una bella figura. Anzi siamo quasi ultimi. 
Che magra figura, verrebbe da dire! 
Ma non tutti la pensano così. Secondo Giorgio Israel, autore di numerosi saggi su argomenti scientifici nonché autore del libro “Meccanicismo”, pubblicato nel 2015 poco prima della sua morte, l'esperienza umana non è riconducibile ad algoritmi.
I modelli matematici infatti, non possono, ad esempio, prevedere risultati economici futuri e precisi di un'azienda e, soprattutto non hanno successo nella vita quotidiana.
Le teorie di Galileo Galilei affermano che “la struttura su cui Dio ha edificato il mondo è la matematica” e, Israel, su ciò risponde che probabilmente Galilei “non ha incluso nel mondo anche la sfera dell'uomo, della soggettività, del pensiero”.
Altri scienziati invece esprimono con molta forza il concetto che non esiste un solo progresso nel campo della biologia che possa essere attribuito alle teorie matematiche. Infatti, ritengono che quando entrano in gioco i sistemi complessi, il linguaggio appropriato è l'inglese, non quello matematico.
Ai più sembra che le manchevolezze di noi studenti portino, quindi, ad accorgersi, agli adulti, che bisogna inventare e creare tanta matematica per affrontare i problemi e le questioni di ogni giorno del nostro mondo...
La matematica indubbiamente è utile esercizio mentale, aiuta il cervello a elaborare strategie, logiche e quindi ad ampliarlo, ma coloro che non sono portati per questa disciplina non possono essere considerati “stupidi” o messi in ridicolo di fronte a questa manchevolezza. Che per il nostro Ministero e i nostri docenti gli studenti italiani studiano poco o meglio, capiscono poco o nulla di matematica è divenuto quasi un problema epocale. Ma non guardano, nel caso degli studenti, come è realmente e veramente una persona nella realtà, osservano la sua intelligenza nel complesso, il suo carattere, la sua indole, che in questo caso poco hanno a che fare con la vita da studente o apprendista. E se davvero non si riesce nella matematica, cerchiamo altre strategie per farla apprendere, senza per forza imporre concetti e teoremi strabilianti e, soprattutto legarli all'esperienza della vita, come poterli spendere nell'attività professionale. Ed è proprio in insegnamenti freddi e slegati dalla realtà che si rivela fallace e con esso l'apprendimento.
Ma è anche vero che senza un minimo di base matematica e, io  aggiungerei la fisica, la chimica e la biologia, sarebbe improponibile una cultura generale personale. Se vogliamo tutto ciò che viviamo, spesa, musica, canto, ballo, etc. è traducibile in matematica, anche un semplice testo contiene costanti, variabili ed incognite.
Qual’è la via?
A quanto sembra Israel sembra farci intuire che la matematica traduce in sintesi le esperienze umane e il pensiero, il senso morale, spirituale, soggettivo proprio dell’individuo in un altra sfera. 
Allora perchè non approfittare della matematica(si parla di matematica scolastica) in quello in cui ci aiuterebbe di più, a capire cioè i fenomeni, ed unirla ai nostri pensieri e sensi per renderli più validi! 



JIHAD E PAURA OCCIDENTALE a cura di Toscano Noemi e Terracciano Aurora 4^ M ITE

Una nuova ondata di terrore minaccia il mondo intero: La jihad. 
Perché questa nuova forma terroristica semina il panico in modo così sconvolgente? 
Il mondo occidentale, tanto potente, nasconde in realtà un tallone d'Achille impensabile: La paura della morte. 
I terroristi jihadisti l'hanno ben compreso e l'attacco in Francia non ha fatto altro che confermare tale considerazione. 
Nell'attuale società la paura della morte sconvolge ogni canone e razionalità. 
Il mondo occidentale vede ormai tutti i musulmani come un potenziale pericolo. In Europa e in America ormai si è creata una forma d'isteria. Tutto ciò crea tra i musulmani occidentali un clima di paura e risentimento facile terreno su cui può benissimo prevalere la propaganda jihadista. Come possiamo fermare tutto questo?
Nello sviluppo della tematica ci vengono in aiuto le ricerche delle neuroscienze che confermano "quello provato" nelle nostre stesse esperienze di vita: pericoli, emozioni, sensazioni entrano e subentrano alla razionalità di pensiero quando ci troviamo in circostanze che "non conosciamo" o che avvengono all'improvviso. In effetti, ragionando, è difficile avere obiettività e raziocinio quando si è davanti ad un fatto che si compie e non è nel modus vivendi della ratio umana, almeno quella occidentale. E' così che, come ci spiegano le neuroscienze,   si attiva la paura. Attiva una parte del cervello, quella più primitiva e istintiva, che induce a dimenticare la nostra apertura mentale attuale, acquisita in millenni di conquiste culturali e scientifiche.
La paura è quindi un fatto fisiologicamente mentale che poi trasferisce sul corpo i segni fisici, sentendone quasi le vibrazioni. Ma non è un problema fisico, sentire dolore o avere paura per qualcosa che si conosce è realtà ed è vissuta più come ripetizione e gestualità. Paura del "non si sa" è qualcosa che squarcia letteralmente mente e corpo lì divide e crea un senso di frustrazione
Ecco perché la nostra reazione alla paura(di ciò non conosciuto) rappresenta una preoccupazione per le società(per noi) che si sono costituite aperte alle innovazioni: è la regressione, il tornare indietro a situazioni conosciute che non si accettano perchè già superate nel corso della storia e immagazzinate nella nostra mente; in definitiva, non riconoscendo una paura poichè già superata, se si presenta sotto altri aspetti e forme, rimaniamo spiazzati proprio perchè non la riteniamo più tale e non ripetibile.
E' quindi sbagliato farsi assecondare da queste paure, i terroristi ci giocano, sanno che abbiamo una società della pace e non desideriamo la guerra.
Parlarne, discuterne ed evidenziarne le incongruenze, non basta e forse è sbagliato. Poichè si mette a repentaglio ciò conquistato è indubbio che qualcosa di diverso si debba fare. Alcuni scienziati parlano di avere una strategia, ma quale se la causa è il Jihadismo?
Rafforzando le nostre idee di pace e che la morte è con gli esseri umani connaturata e mai strumento di dimostrazione di superiorità. Soprattutto se si pensa a cosa è stato fatto per avere la libertà e la laicità(in quanto è implicito che l'ISIS e ALQEIDA cerchino uno stato retto dalla religione)con il sangue dei nostri compatrioti, con la cultura, l'arte e le scienze, sempre alla ricerca della verità. Questa ha creato quella consapevolezza del diritto alla vita, come forma di lotta pacifica e intelligente, alla morte che procura la guerra.  
Non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla guerra(e dalla conseguente morte), questo l'antitodo pensando alla vita. Impedire alla morte che prenda il sopravvento sulla vita sarà la fonte da cui attingere e proseguire. 
La paura(come elemento ineliminabile umano) resterà sempre ma la coscienza di una vita senza guerra di religione o di economia o di politica dovrà porsi come principale e preponderante se vogliamo sconfiggere il senso di paura che vogliono trasferirci, per colpirci e renderci schiavi.


“IL PAESE DEI FURBI  E DEI FESSI” a cura di Mura Roberta 3^ B ITE

Leggendo un articolo sul Corriere di martedì 16 Febbraio 2016 scopro che Giuseppe Prezzolini, noto giornalista italiano, affermò cent'anni fa,  e che è valido ancora oggi, un suo pensiero riguardante le due diverse categorie esistenti in Italia: furbi e fessi. Pensiero questo non molto dissimile dagli atteggiamenti che evidenziai nell'articolo del "furbetti del Cartellino" che incarnano proprio queste due categorie. 

« L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono »
(da Codice della vita italiana, capitolo I, "Dei furbi e dei fessi")

La storia quindi si ripete e certo non fa onore all'Italia questa situazione.
Un immagine che l'Italia si porta, si può dire da sempre, anche all'estero, e che non fa che riaffermarsi a ogni nuovo scandalo. 
Il pericolo è dunque dietro la porta, si rischia, ad ogni nuovo episodio, di dare ragione a chi pensa che sarebbe da “fessi” ostinarsi a rispettare le regole, essendo invece da “furbi” trarre vantaggio dall'eluderle. 
Un modo, questo, di ragionare un po bislacco e incoerente.
Sempre dall'articolo, poi si pone l'accento su questa domanda: “come si forma il carattere di un paese? “. Citando l'articolo il noto filosofo italiano, Benedetto Croce, viene risposto che "dipende dalla sua storia e solo da questo". Poichè sono stati una serie di avvenimenti a far emergere la cultura di un paese, i suoi punti di forza e debolezza sono in essi evidenziati con i comportamenti avuti che vengono ripetuti in quanto ritenuti validi.
Di certo noi ragazzi oggi lo vediamo un malcostume e dobbiamo combatterlo a tutti i costi. Il nostro comportamento e atteggiamento deve essere omogeneo e coerente cercando tra i valori quello dell'onestà e della trasparenza, un po persi per la verità.
Nel quotidiano, quante volte sentiamo dire “è un paese di ladri", "un paese corrotto", "qui non c'è futuro”? Forse troppe volte.
E allora perché tutte quelle leggi che disciplinano noi e il nostro paese, non vengono spesso applicate? 
E' proprio da qui che dovremmo ripartire: le leggi ci sono, e con i tempi andranno sicuramente adeguate, ma nel momento in cui sono previste determinate sanzioni e comportamenti da seguire, non crearsi degli alibi. Insomma finirla con il "bisogna farla franca" come succede sinora e iniziare a rispettarle, evitando così di fare i “furbi”.
E una volta chiarito questo, dovrebbero per primi dare l'esempio coloro che governano: se il potere dice “A” e fa “B”, il popolo automaticamente farà “C”. E si parla della maggioranza del popolo e dei politici..
Vivere e cercare di capire, essere curiosi di come va il mondo, le cose e le situazioni intorno a noi e farci un'idea personale, esprimerla, ma in ogni caso non essere indifferenti, né individualisti. Per il bene comune attuale e futuro.


VECCHI E GIOVANI: DUE GENERAZIONI A CONFRONTO!  a cura di Ricca Federica 4^M ITE

Se uniamo tre lettere dell'alfabeto, una G una A e una P, si forma una parolina che ha la capacità di sottolineare il divario tra idee, norme culturali, tecnologiche e ambientali che separano una generazione più giovane dalle precedenti. 
Questo divario era più netto negli  anni passati, oggi è diventato invisibile in quanto non viene preso in considerazione nei dibattiti politici. Ciò non è certo un bene per i giovani, che si trovano a fare i conti con una realtà dove si sottovaluta il problema. 
I baby boomer, cioè i giovani della vecchia generazione, sono stati più fortunati di quelli di oggi perchè hanno vissuto in un momento economico in crescita e protagonisti(spettatori) di un evento mondiale dove si è discusso il problema ambientale. Inaftti nel convegno avutosi nel 1992, in occasione dell'Earth Summit di Rio de Janeiro, sono stati presi degli accorgimenti per la salvaguardia dell'ambiente, per  il contenimento delle emissioni e per l'attuazione delle politiche ecosostenibili. Ma nel corso degli anni si è constatato che i continui rinvii e i comportamenti responsabili daranno i loro frutti solo tra 50 anni e a pagarne le spese sarà la nuova generazione, mentre quella vecchia ne uscirà indenne. 
Se prendiamo in considerazione il quadro economico, possiamo notare che le nuove leve difficilmente trovano collocazione in quanto la crescita economica è debole e il cambio generazionale sul posto di lavoro, a causa delle riforme lavorative, è inesistente. Inoltre la riduzione del debito pubblico richiederà più tempo del previsto per essere azzerato. 
Anche le pensioni, noi sappiamo che rappresentano una forma di debito. Il lavoro e le pensioni sono direttamente proporzionali. Ma se i giovani non lavorano, di conseguenza non versano contributi e come pare possibile non ci saranno soldi per la loro, addirittura si paventa l'assenza di pensioni. 
Se ne deduce quindi una contraddizione in termini. 
In una società che invecchia, perchè l'età della vita si allunga, dobbiamo tener conto di questo divario generazionale, dar spazio a nuove tendenze culturali, politiche e sociali. Bisogna dar voce ai giovani! Perchè ogni cambiamento porta giovamento. 
Basti pensare al passaggio del telefonino a gettoni allo smartphone, dal fax all'e-mail, dai pantaloni a zampa d'elefante ai leggins. La vita è cambiamento! E si sa che ogni giovane diventerà vecchio e dovrà cedere il suo posto ad un nuovo giovane che si affaccia nella società..... E' il ciclo della vita!



“PROBLEMI DI ANALFABETISMO”  a cura di Mura Roberta 3^ B ITE

Secondo alcune recenti ricerche effettuate dall'OCSE (Organizzazione Cooperazione Sviluppo Economico) un quindicenne su quattro è analfabeta in matematica, dove nonostante l'Italia abbia compiuto passi in avanti negli anni Duemila, si classifica come uno dei peggiori sistemi scolastici:peggio di noi, si stima, solo Grecia e Portogallo.

E non si tratta solo di matematica; uno studente su cinque è analfabeta in senso tecnico, cioè non sa leggere e uno su sei è gravemente insufficiente in scienze.

La scuola ogni anno perde all'incirca 150 000 ragazzi che presentano pessimi risultati soprattutto in matematica,lettura e scienze,mentre queste competenze dovrebbero essere scontate nel XXI secolo. Invece di vivere con demotivazione o affrontarle in moo negativo, recepirle come un imput per migliorarsi.

Se la popolazione cresce nella maggioranza dei casi, ignorante, è più facile da governare e, sarà difficile integrarsi in una società, nel mondo del lavoro e avere un futuro dignitoso; ciò compromette quindi,anche il sistema economico e la crescita del proprio Paese.

I ricercatori affermano (in alcuni casi per povertà o provenienza della famiglia) che le cause di questi risultati siano dovute a un inadeguato orientamento per la scelta della scuola superiore; contemporaneamente se uno studente si accorge di aver sbagliato istituto e sente di non essere parte del sistema(spesso anche professori incapaci dal punto di vista pedagogico), piano piano inizia a rallentare la presa,a sentirsi demotivato.

E allora cosa fare?

Secondo l'OCSE, principalmente la scuola deve essere ben organizzata, offrire programmi speciali e avere docenti più preparati e competenti (alcuni poco motivati), e i genitori non obbligare i figli a un certo tipo di scuola, ma imparare ad ascoltarli e ad aiutarli in base a ciò che è meglio per loro.

Spesso gli studenti si lamentano “della scuola”; ma la scuola, la cultura, il vivere in un sistema sociale che giorno dopo giorno ti porta delle esperienze,è fondamentale..per oggi, per noi stessi, per un futuro,per imparare a comportarsi in un ambiente sociale/di lavoro; poi ognuno è responsabile delle proprie azioni.



CONTRORDINE IN CLASSE: “ATTENTI AL TABLET, CREA NUOVI ANALFABETI” a cura di Camelio Noemi 3^ C ITE

Soprattutto da quest’anno, la scuola italiana ha cercato di fare un passo avanti verso la tecnologia e il progresso, inserendo all’interno di ogni classe un nuovo strumento: il tablet.
Ciò ha mosso numerose critiche e ha dato origine ad opinioni contrastanti. 
Ma il tablet è davvero un’innovazione positiva o è solo l’ennesimo fallo scolastico che porta all’analfabetizzazione? 
A quanto pare il pedagogista Vertecchi con uno studio è arrivato ad una conclusione: il tablet non assicura nessun miglioramento nei ragazzi, anzi determinerebbe un calo nelle performance e nell’apprendimento, con conseguenze molto negative nei bambini. 
Quest’ultimi infatti, che sono ancora in fase di sviluppo, hanno ridotto le loro capacità manuali e hanno difficoltà ad usare le forbici. 
Questo è forse il danno più lieve; i ragazzi, abituati ormai al copia e incolla, riportano esclusivamente pensieri altrui e trovano ormai impossibile elaborarne i propri. 
Il che porta a pensare che la risposta ad ogni cosa si trovi all’esterno e non nella propria testa e atrofizza perciò la capacità di ragionare nelle persone.
Eppure le scuole si vantano del loro progresso apparente, senza contare che gli alunni migliori sono proprio quelli che utilizzano le tecnologie meno della media dei loro compagni. 
Forse però il problema è che la tecnologia viene vista come un obiettivo e non come uno strumento che affiancato a degli ottimi programmi e a dei docenti al passo con i tempi porterebbe a delle grandi cose. 



INTERNET OF THINGS  a cura di Camelio Noemi 3^ C ITE

Il cosiddetto INTERNET DELLE COSE sta diventando un argomento molto discusso: orologi, bracciali, termostati e mille altri oggetti possono connettersi alla rete. 
L’Italia è uno dei paesi che potrebbe approfittarne di più, eppure 9 persone su 10 ignorano la questione, nonostante l’INTERNET DELLE COSE sia già tra loro.
Rispetto alla California o a Barcellona, nelle aziende italiane la stima degli oggetti collegati in rete è poca. Il problema è che in una popolazione demograficamente anziana gli indugi e i pregiudizi verso lo sviluppo delle nuove tecnologie sono troppi. Nessuno, o quasi, in questo nostro paese riesce a concepire la capacità di un frigorifero di ordinare autonomamente e direttamente il prodotto esaurito o di una polizza assicurativa disegnata sulle abitudini tracciate dal cliente.
Proprio per questo gli italiani finiscono sempre per essere vittime del cambiamento, anziché protagonisti. 
La verità è che ciò che è tangibile viene sempre sopravvalutato rispetto ad ogni bene di natura immateriale, ignorando che è proprio attraverso i beni immateriali che produrre costa meno e riprodurre, trasferire e archiviare nulla. 
L’INTERNET DELLE COSE è un’opportunità che andrebbe colta al meglio sfruttandone il massimo del suo potenziale. 
A causa della necessità di ricerca per l’internet delle cose infatti le opportunità a livello occupazionale dal 2014 sono cresciute di oltre il 50%, senza contare che grazie alla rete la vita delle persone non può che semplificarsi.


TECNOLOGIA(un parere)    cura di Geseri Martina 3^ C ITE

Al giorno d'oggi siamo circondati dalla tecnologia. Per noi è quasi un'abitudine vivere sui social network costantemente collegati  e usare apparecchi elettronici. Ma come si svolgeva prima la vita quando la tecnologia informatica non si era ancora sviluppata? 
Naturalmente conoscere altre persone e socializzare con essi avveniva di persona e non attraverso uno schermo. I ragazzi dopo lo studio uscivano a divertirsi con gli amici o a praticare sport e non si rinchiudevano in casa a giocare con i videogiochi perchè non c'erano. 
Le emozioni tra le persone si provavano veramente, ed erano aperte, non si nascondevano dietro le usatissime "emoticon".
Prima per essere felici bastava poco, adesso si punta più sull'apparecchio elettronico di ultima generazione.
E' ovvio che la tecnologia aiuta, ma se ne dovrebbe fare un giusto uso, senza esagerare, utilizzarla per trarne beneficio, non come mezzo di autodistruzione. 
La tecnologia andrebbe "usata", utilizzata come mezzo per creare, progettare, non essere "usati", non subirla e portati nella grande rete dei soli partecipanti , come se fosse un gioco fine  a se stesso.
A volte non riusciamo a vivere senza la connessione internet, dormiamo con il telefono sotto al cuscino e passiamo notti insonni giocando al computer. Dovremmo imparare a spegnere il telefono, tablet, computer, televisione e cercare di guardarci intorno apprezzando le cose più semplici che la vita ci offre.


MALATTIE CARDIOVASCOLARI  
Come prevenire le malattie cardiovascolari e quali sono i fattori che le possono causare
a cura di Lombardi Ilaria 4^ C ITE 

Le malattie cardiovascolari in modo particolare la cardiopatie e l’ischemia sono una delle principali morti del nostro paese. Le malattie cardiovascolari sono un gruppo di patologie al carico del cuore e dei vasi sanguigni. Il ventinove settembre si celebra il World Hearty Day è un momento di riflessione attorno alle malattie cardiovascolari e la loro prevenzione. L’ottanta percento delle morti premature sono dovute a malattie cardiovascolari che si possono evitare. Il rischio delle malattie cardiovascolari è  dipeso dall’età, dal sesso e dalla famigliarità. Le malattie cardiovascolari aumentano con l’avanzare dell’età, fino alla menopausa le donne sono meno a rischio di malattie cardiache e colpiscono di più chi ha pregresse esperienze in famiglia. Per evitare di ammalarci d’infarto dobbiamo:

-Mangiare sano
Per un alimentazione sana sono assolutamente vietati le grandi abbuffate e gli abusi di alcolici ma anche l’eccesso di sale, grassi e zuccheri. L’eccesso di questi alimenti può causare ipertensione, ostruire le arterie e favorire l’obesità. Un alimentazione  varia ed equilibrata ricca di frutta, verdure, legumi, cereali integrali, pesce. Una giusta alimentazione da seguire è la dieta mediterranea. La dieta mediterranea protegge il cuore e riduce il rischio di avere a che fare con malattie cardiovascolari e nei pazienti già colpiti da queste malattie riduce il rischio di morte prematura. 

-Smettere di fumare
A qualsiasi età si può smettere di fumare. Il fumo danneggia le pareti dei vasi sanguigni e aumenta  i depositi di grasso nell’arterie. Le sostanze presenti nell’arterie come la nicotina accelera il battito cardiaco anche il monossido di carbonio diminuisce. La quantità di ossigeno presente nel sangue e favorisce lo sviluppo dell’aterosclerosi. Smettere di fumare fa bene  anche a chi ci sta intorno. Il fumo passivo ogni anno causa seicento mila e aumenta il rischio d’infarto. Il fumo passivo è dannoso soprattutto per i bambini.

-Fare attività fisica
Per mantenersi in forma basta anche semplicemente camminare trenta minuti  a giorno a passo sostenuto. L’esercizio fisico rafforza il cuore, migliora la circolazione del sangue e prevenire l’infarto e l’ictus. L’attività fisica migliora il metabolismo del glucosio e la pressione sanguigna, riduce il grasso corporeo e aumenta il colesterolo buono. Il movimento allieva lo stress, favorisce il buono umore e aiuta a tenere il peso sotto controllo. Lo stress influisce sulle malattie cardiovascolari. L’ attività fisica riduce il rischio di ricovero, di accessi al pronto soccorso e di prescrizioni mediche. Il glucosio il nostro corpo lo assume anche attraverso il cibo.

-Mantenere il peso ideale
I chili di troppo aumentano il rischio di ipertensione e diabete che a loro volta aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. Quindi è meglio tenere il peso sotto controllo. Per mantenere un peso ideale bisogna fare attenzione al tipo di alimentazione e fare attività fisica. Il proprio peso forma si calcola attraverso formule matematiche ottenute dopo anni di studi condotti su migliaia di soggetti (si valuta dividendo il peso espresso in chilogrammi per il quadrato d’altezza espressi in metri). Si deve stare attenti  a grasso dominale perché incide molto su diabete, pressione alta, colesterolo alto e i disturbi cardiaci.

-Fare controlli regolari
E’ buona norma controllare regolarmente i livelli della pressione, del colesterolo e del glucosio. La pressione arteriosa è la pressione che esercita sulle pareti delle arterie ed è la forza che lo fa scorre nel sistema cardiocircolatorio. La pressione è massima quando il cuore si contrae si verifica quando supera i 133 millimetri ed è minima quando super gli 85 millimetri nella pressione minima si verifica che il cuore si rilascia. L’unità di misura della pressione è il millimetro di mercurio. La pressione alta causa al cuore un superlavoro. E’ buono controllare la pressione per prevenire l’ipertensione. La quantità di glucosio presente nel sangue viene detta glicemia. Una malattia che può provocare danni al sistema cardiovascolare ma anche ai reni , ai nervi e periferici è il diabete. Il diabete è una malattia cronica in cui si ha un  aumento della glicemia ovvero dei livelli dello zucchero nel sangue, che l’organismo non è in grado di riportare alla normalità questa condizione dipende da una ridotta produzione di insulina o da una ridotta capacità dell’ organismo di utilizzare l’ insulina. Il diabete non si può controllare. Invece per quanto riguarda il colesterolo circola nel sangue se si presenta ad alti livelli si parla di LDL invece a livelli bassi di HDL. E’ uno dei primi fattori che può causare malattie cardiovascolari. Per non avere un colesterolo alto si deve seguire la dieta mediterranea e mangiare pochi grassi. 
Una delle più diffuse malattie cardiache è la stenosi che porta progressivamente e rapidamente allo sviluppo di sincope,angina e insufficienza cardiaca. I segnali che il cuore si sta ammalando sono affaticamento, dolore al petto e vertigini.

599 FEMMINICIDI DAL 2012, 116 SOLO NEL 2016, PERCHE’?
BASTA UCCIDERE DONNE!     a cura di La Rocca Arianna 4^ C^ ITE


Oggi 25 Novembre si celebra la 
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Una drammatica realtà che sempre più spesso dipinge di nero le giornate di numerose donne. Con il termine femminicidio si indicano tutti gli atti di violenza fisica, verbale, psicologica e gli abusi che un uomo perpetra nei confronti della donna. 
Anche nei più piccoli atti quotidiani  si possono nascondere gesti di prepotenza e di oppressione della libertà che, purtroppo in molti casi, conducono all’omicidio o al suicidio di donne. Diverse sono le motivazioni che portano i rapporti a degenerare. Principale motivazione ma non è la sola, la connnota il pensiero, che nella società attuale vige ancora, di una figura maschile forte e autoritaria. Diversamente la donna viene vista come un oggetto e debole. 
È proprio questo il problema principale. L’uomo si sente di possedere una sua proprietà che può manipolare a suo piacimento, anzi da sottomettere e da usare per i suoi  scopi e bisogni. La donna si vede dunque privata della sua indipendenza e della capacità di agire secondo il proprio volere.
Colui che aggredisce, credendo ancora al suo status patriarcale e alla sua maggiore prestanza fisica, non riesce a concepire che le donne hanno assunto, anche con molte lotte e rivendicazioni, una propria individualità, una personalità. 
E sono libere di fare, pensare  e dire ciò che vogliono, senza che nessuno le diriga o peggio le opprima. 
Alcune donne riescono a superare le proprie paure e a trarre dall’impotenza la forza di affrontare il diavolo nelle vesti dell’ “amore”. Queste piccole vittorie sono un grande passo verso quella tanta aspirata conquista di autostima, prima fra le ragioni principali della secondarietà in cui la colloca o in cui l'ha relegata sin d'ora la società. 
Spesso gli atti di brutalità sono ingiustamente giustificati dal sentimento di gelosia o rifiuto nei confronti della donna “amata”, ma la violenza non ha nulla a che fare con l’amore. Amare vuol dire accettare i difetti, dare e dividersi  la stessa importanza che si da alla vita, crescere insieme e non essere l’ombra l’uno dell’altro, difendersi vicendevolmente. 
Sfortunatamente, in alcuni casi, tale è l'amore- a volte cieco, da far durare la relazione molto più a lungo di quanto non debba, che le stesse donne nascondano le loro tristezze, le loro paure, le loro velleità. In molti casi arrivano al punto di giustificare le azioni violente che subiscono, credendo di esserne la causa scatenante. 
La donna dovrebbe superare la sensazione di inferiorità che la tormenta e che offusca i pensieri e placa la voglia di evadere dai “muri di isolamento” creati dall’uomo. 
Il fenomeno del femminicidio può essere arginato e superato quando le donne impareranno a farsi spazio e acquisire la forza necessaria  per emergere da una società che, se pur moderna e avanzata, rimane fossilizzata su una cultura/mentalità arretrata. Gli autori del  femminicidio, infatti, sono il prodotto di una barbara società egoista  e maschilista che non riesce a superare il senso del possesso e del controllo. 
Ad oggi le donne hanno ottenuto numerosi diritti ma dovranno lottare ancora per fare in modo che tutte trovino il coraggio di denunciare questi atti di inciviltà. 
Il provvedimento preminente è l’educazione al rispetto della vita, che non deve essere solamente imposto dalle leggi, ma deve far parte della cultura di ognuno. La parola DONNA è sinonimo di forza, coraggio, valore, affetto, resistenza, tenacia, ma soprattutto vuol dire essere la madre e genitrice di vita nel  mondo intero…teniamolo a mente!


BIMBO NASCE DA TRE GENITORI: LA SCIENZA E L'ETICA 
a cura di Geseri Martina 4^ C ITE


Il progresso della scienza, giorno dopo giorno, fa passi da gigante, anche per quanto concerne le nascite assistite. Infatti, poco tempo fa, in Messico, grazie alla fecondazione assistita, un bambino è nato con l'ausilio di un terzo genitore, adesso ha cinque mesi e gode di ottima salute.
Fondamentalmente ha due genitori e non tre, perché il DNA della madre, portatrice di una malattia genetica, é stato trasferito nell'ovulo di un'altra donna, sana  e senza patologie. 

Secondo gli esperti la parte donata(ovulo) non andrà ad intaccare assolutamente il DNA del bambino e non influirà nelle informazioni esterne come ad esempio gli occhi, i capelli e la pelle. Quindi il DNA del bambino sarà uguale a quello di un bambino nato in modo naturale.
L'intervento é stato eseguito per l'impossibilità della donna a divenire madre, il cui più grande desiderio, era, appunto, avere un bambino. La donna infatti soffre della sindrome di Leigh, una malattia che colpisce il sistema nervoso e che aveva causato la morte dei suoi primi figli. 

Alcuni tentativi,  portati a termine da equipe mediche specializzate negli anni '90, al fine di procreare un bambino con il dna di 3 adulti, due donne e un maschio, fallirono poichè i bambini ebbero disordini genetici. La tecnica fu vietata ma non sospese le sperimentazioni, che si sono ampliate e migliorate a tal punto da concretizzare, con questa nascita, un risultato che, dopo 6 mesi, non presenta nessun sintomo ne patologie mediche.
Tali sperimentazioni sono però consentite, è bene dirlo, alle donne portatrici di malattie mitocondriali gravi e la tecnica, approvata in Inghilterra(*), consente la possibilità di avere bambini senza che sia trasmesso loro alcuna di queste patologie gravissime. 

La gran parte della popolazione, in relazione al progresso tecnologico e scientifico, assume due opposte posizioni: le persone a cui queste innovazioni e progressi "fanno paura", temendo che, poco a poco, l'uomo e la propria natura "umana" scompaia; altri invece trovano corretto adeguarsi e appoggiare il nuovo e il progresso scientifico, perchè l'evoluzione è connaturata con l'uomo stesso.

Davanti alla tematica del generare una nuova vita, un bambino, penso che dovremmo riflettere su che cosa e chi sia più importante. Ritengo, infatti, prioritario soddisfare il desiderio naturale di divenire mamma, rispetto a tutte le conseguenze, anche di tipo religioso, che potranno innescarsi. Il dibattito in Italia è all'ordine del giorno in quanto tema molto sentito.
Come si puó negare a una donna il desiderio di avere un figlio? 
Se ci fosse la possibilità, anche se non in modo naturale-diretto, che problema potrebbe nascere di fronte a tale desiderio legittimo? 
Importante è che il bambino sia in salute e in grado di  avere una vita autonoma, felice e godere dell'amore dei genitori che hanno sempre sognato di dargli.
Sappiamo che per la donna è forse la realtà a cui aspira di più, ma molti paesi, tra cui l'Italia, pongono gravi limitazioni. Ciò che è potuto succedere in Messico non è possibile nel nostro paese, le leggi vietano questo tipo di intervento. Più per questioni etiche che per una vera negazione del progresso.

(*) ..."La tecnica è stata sviluppata a Newcastle(GB) e utilizza una versione della fecondazione in vitro studiata per combinare il dna dei due genitori con i mitocondri sani di una donatrice. In questo modo il neonato avrebbe lo 0,1% del suo dna ereditato dalla seconda «mamma», una caratteristica che passerebbe ai suoi discendenti. I mitocondri sono le “centrali energetiche” dell’organismo e trasformano il cibo in energia. Hanno un Dna proprio che non ha alcun impatto sull’aspetto della persona (il bambino quindi assomiglierebbe solo ai genitori naturali e non alla donatrice)."....
http://www.corriere.it/salute/16_settembre_27/nato-primo-bambino-la-tecnica-tre-genitori-49b5729c-84c6-11e6-b7a9-74dcfa8f2989.shtml 


COMUNICARE LE EMOZIONI: IERI ED OGGI  a cura di   Pellegrino Maja Paulina 4^ C ITE

2016. Il mondo si evolve. In soffitta o in cantina, su qualche scaffale, c'è una scatola coperta di polvere, piena di ricordi felici, tristi, odori. 
Sicuramente i nostri nonni riconoscono le cassette di legno o di cartone decorate con nastrini colorati, brillantini, fiori appassiti. 
Aprire la cassetta dei ricordi è come tornare indietro nel tempo, rivivere quelle sensazioni che anni e anni prima hanno fatto piangere, sognare, gioire, vivere. Lettere malinconiche e piene di felicità, di uomini sopravvissuti alle guerre, visite inaspettate di amici lontani, l'attesa di ri-incontrare dopo tempo una persona cara, i brividi nell'abbracciarla, sembrano momenti di una vita "fuori moda". 
La tecnologia è una forma di comunicazione che ci proietta in un mondo infinito dove non ci sono limiti né confini. Siamo perseguitati, controllati, dipendenti. Dipendenti dalla rapidità, dalla semplicità nel ricevere ed inviare notizie in ogni parte del globo. Dobbiamo però essere consapevoli che non può uno schermo risolvere problemi difficili, che non può una registrazione sostituire una risata o uno scambio di sguardi, che una videochiamata non potrà mai sostituire un contatto fisico. La tecnologia ha fatto passi da gigante. Ai giorni d'oggi, sostituisce persino le cartoline: basta un clic e nell'arco di qualche secondo il mondo intero sa dove ti trovi. 
Naturalmente per ogni cosa c'è l'uso e l'abuso. Si sono creati nuovo posti di lavoro che sostituiscono professioni preesistenti, migliorando quelle rimaste inalterate. Sfortunatamente, però, ci sono persone che usano il progresso come arma. Altri non badano più alla scrittura, non hanno uno stile proprio, non utilizzano correttamente la sintassi, il lessico e la grammatica, proprie della lingua. Ci sono persone (non necessariamente adolescenti) che non sanno proprio come scrivere alcune parole e si affidano al t9. Per molti, l'introduzione di dizionari e vocabolari virtuali o suggeritori può considerarsi una vera e propria scoperta, un grande ausilio quando si hanno dubbi e incertezze. Per altri, "é la rovina" di molti studenti, i quali distinguono più i verbi dalle congiunzioni. I messaggi "storpiati", abbreviati, i "copia/incolla" di frasi sull'amicizia, sull'amore, ci stanno strappando l'anima, la personalità. 
Diventeremo uguali, senza sentimenti che ci contraddistinguano. Probabilmente saremo tutti timidi o tutti troppo sfacciati. Forse penseremo alla futilitá, all'interesse personale. 
Magari in futuro qualcuno riuscirà a vedere le persone con gli stessi occhi miei, immaginando due ragazzi che si abbracciano e che si baciano dopo essersi detto, pelle contro pelle, che si amano. 
Tornare al Medioevo è impossibile. Non è nemmeno giusto isolarsi dalla società, perché il progresso ormai fa parte di noi, é la nostra ombra. Dobbiamo vivere le giornate adeguandoci, senza trasformarci, senza privarci della nostra sensibilità e delle nostre emozioni.



ANALFABETISMO, PROBLEMA PLANETARIO a cura di Beatrice Lamberti 4^ C ITE


Siamo prossimi al 2018 e con grande rammarico possiamo ancora dire che c'è una piaga che accomuna tantissime parti del mondo, certo con modalità ed espansione diverse, ma che comunque è a tutt'oggi una grande vergogna e sconfitta per l'umanità. Parliamo dell'analfabetismo, che secondo dati dell'Unesco, è diffuso in tutto il pianeta; infatti circa 750 milioni di adulti non sanno leggere e scrivere. L'impatto maggiore si avverte in Asia, Africa e sud-America, e, dato ancora più sconfortante, il problema sembra riguardare le donne, 2 su 3 sono analfabete. Ciò dimostra ancora una volta la condizione e l'arretratezza in cui vive la donna in tanti paesi del mondo. 
Ciononostante, anche nella moderna e progredita Europa vantiamo circa 70 milioni di analfabeti, situazione inaccettabile per un occidente ricco e acculturato come il nostro.
Essere analfabeti è un grande handicap, anche e soprattutto al giorno d'oggi, perché una persona che non sa né leggere né scrivere e che non possiede una lingua, resterà sempre emarginata della società, incapace di far valere i propri diritti. 
Come diceva Don Milani negli anni '50, possedere una lingua è fondamentale per arrivare all'uguaglianza tra gli uomini :<< Perché è solo la lingua che fa uguali >>. Concetto ribadito e sancito qualche decennio dopo nella Dichiarazione di Persepoli del 1975 quando si affermò che l'alfabetizzazione è :<< Un contributo alla liberazione dell'essere umano e al suo pieno sviluppo >>. 
Molto si è fatto da allora, ma si ha ancora la percezione che il problema non sia recepito nella sua totale gravità, e quindi in alcune scuole si è ricorsi ad un esperimento educativo, assegnando a gruppi di studenti una parte del mondo per analizzarne il grado di analfabetismo. 
Grazie all'uso dei computer si sono ricercati, tramite il sito dell'Unesco Institute for statistics, i dati che riguardavano la scolarizzazione stato per stato. Poi si è proceduto a creare una mappa tematica sviluppando così un planisfero dell'istruzione, un metodo ben riuscito per far comprendere agli studenti quale privilegio fosse per loro poter studiare, apprendere , "farsi" una cultura. 
La tecnologia si è rilevata di aiuto anche nel superamento delle barriere linguistiche e culturali, infatti un'app italiana, ''Sema'', dal nome della protagonista, ha permesso di insegnare tramite un videogioco, per ora solo in via sperimentale, in una baraccopoli keniana, a bambini analfabeti le basi della scrittura, della lettura e della matematica. Gli ideatori contano di creare un software open source in grado di raggiungere e aiutare circa 250 milioni di bambini nel mondo. 
Esiste anche un altro tipo di analfabetismo, quello di ritorno, un fenomeno che coinvolge l'adulto quando non mette più a frutto quello che ha imparato sui banchi di scuola, ciò avviene quando si relega agli ultimi posti dei propri interessi personali la cultura, la scrittura e soprattutto la lettura, si calcola infatti che in Italia circa il 20% della popolazione non legga abitualmente. Purtroppo la perdita delle competenze imparate durante gli anni scolastici è una condizione accertata ed avallata anche dalla ''teoria del -5'', del grande linguista Tullio De Mauro, in cui si afferma che in età adulta, senza un adeguato esercizio, si tende a regredire di 5 anni rispetto alla preparazione e al ciclo di studi effettuati. In poche parole se non si usano abitualmente le proprie competenze, matematiche o letterarie che siano, dopo un certo periodo di tempo non si è più in grado di fare conteggi complessi, o leggere e scrivere con rapidità e fluidità, un vero peccato la perdita di quanto imparato a causa della pigrizia o del disinteresse personale. 
L'alfabetizzazione è a quanto visto un percorso ancora lungo e complesso, spesso ostacolato da chi lucra su questa situazione, ma certamente col tempo e con grandi battaglie ideologiche e culturali, le condizioni miglioreranno per tutti coloro che al momento ancora vedono negato il loro diritto all'istruzione.


LE PAROLE, SIMBOLO DI CONOSCENZA    a cura di Camelio Noemi 5^ C ITE

In una società in cui tutto gira veloce e si tende a dare importanza alle cose futili, anche il lessico sembra ormai esser stato messo da parte.
Recentemente è stata reputata infatti insufficiente l’abilità di scrittura di molti studenti universitari, per non parlare delle scarse capacità di lettura riconosciute a coloro che iniziano il ciclo superiore degli studi a quindici anni; segno che occorre decisamente incrementare le competenze linguistiche dei giovani, che sembrano aver dimenticato l’importanza della parola.
La parola è espressione, è pensiero, è senso di civiltà e la lingua è alveo di altri mondi ed un lessico di seicento parole, ovvero il numero che i linguisti sono pur disposti ad accettare, è un lessico di poveri.
Sono troppe le parole che si riferiscono al nulla astratto o a cose largamente vendibili in rete e negli ipermercati, come sono troppe le parole in disuso solo perché connesse a periodi storici e a contesti differenti da quelli generalmente vissuti nella realtà contemporanea.
Le uniche tre “chiavi” che possono forse salvarci da questa sorta di analfabetismo sono: leggere, imparare poesie a memoria ad ogni età e soprattutto diffidare dalla facilità, puntando invece sulle cose che richiedono sforzo eseguendole con la giusta precisione, stessa precisione che deve poi essere riportata nel linguaggio.

ANCORA SULL'ANALFABETISMO: L' ANALFABETISMO FUNZIONALE  a cura di Lamberti Beatrice 4^ C ITE

L’analfabetismo funzionale presenta un livello più elevato di alfabetizzazione rispetto a quello normale, per cui gli individui che ne sono interessati hanno basi e scolarizzazione ma non presentano la capacità di usare efficientemente le abilità di scrittura, lettura e calcolo in situazioni di vita quotidiana. 
Secondo il Piaac-Ocse(*), un analfabeta funzionale è quasi incapace di integrarsi ed intervenire attivamente nella società, non sviluppando quindi le proprie abilità e conoscenze e competenze apprese nel processo di scolarizzazione.
Il nostro paese ricopre una tra le posizioni peggiori per quanto riguarda il livello di competenze, in Europa ci troviamo al penultimo posto, preceduti dalla Turchia; nel mondo, invece, siamo al quartultimo posto. 
Secondo l'Human development report 2009(**) il 48% della popolazione italiana accusa questo deficit cognitivo. Questa risulta una stima al ribasso secondo il noto linguista Tullio De Mauro recentemente scomparso, il quale afferma che l'80% degli italiani è analfabeta funzionale e solo il 20% della popolazione adulta ha gli strumenti necessari per affrontare la società. Afferma anche  che tutti potremmo essere in questa condizione di analfabetismo e citando un suo discorso, <<.... andiamo nel dettaglio di quelle che potrebbero essere le situazioni in cui potremmo divenire inconsciamente analfabeti: «In un tribunale quando ci impappiniamo dinanzi alla controinterrogazione di un abile avvocato, agli esami e, soprattutto, quando siamo esposti alla necessità di un salto di norma linguistica, dobbiamo scrivere aulico e non sappiamo farlo, dobbiamo parlare a un bimbetto e ci accorgiamo che non sappiamo farlo o, peggio ancora, dobbiamo servirci di una lingua diversa dalla nostra, che per certi aspetti conosciamo, per esempio ne sappiamo leggere testi tecnici della nostra materia, ma non sappiamo usarla per leggere o scrivere della quotidianità o di sentimenti>> . 
Un analfabeta funzionale in sintesi si distingue per le seguenti caratteristiche: 
incapacità di comprendere adeguatamente testi o materiali informativi come articoli di giornale, contratti legalmente vincolanti, regolamenti, bollette, corrispondenza bancaria, orari di mezzi pubblici, cartine stradali, dizionari, enciclopedie, foglietti illustrativi di farmaci, istruzioni di apparecchiature...;
scarsa abilità nell'eseguire semplici calcoli matematici, ad esempio riguardanti la contabilità personale o il tasso di sconto su un bene in vendita; 
scarse competenze nell'utilizzo degli strumenti informatici (sistemi operativi, uso della rete, software di videoscrittura, fogli di calcolo, ecc.);
conoscenza dei fenomeni scientifici, politici, storici, sociali ed economici molto superficiale e legata prevalentemente alle esperienze personali o a quelle delle persone vicine; tendenza a generalizzare a partire da singoli episodi non rappresentativi; largo uso di stereotipi e pregiudizi;
scarso senso critico, tendenza a credere ciecamente a tutto ciò che si legge o si sente, incapacità a distinguere le notizie vere da quelle false e a distinguere le fonti attendibili da quelle che non lo sono; pertanto, spesso gli analfabeti funzionali sono anche sostenitori di teorie complottiste e/o pseudoscientifiche. 
Ormai anche la combinazione analfabetismo funzionale più social network è un dato di fatto incontrovertibile. Attraverso la rete, infatti, tutti possono esprimersi, spesso persone che non hanno la capacità di comprendere ed acquisire informazioni nel giusto modo commentano o creano post e articoli poco veritieri facendoli condividere migliaia di volte. 

Enrico Mentana a tal proposito ha coniato il neologismo “ webete “, la crasi tra le parole “ web ed ebete “, che ha le stesse caratteristiche antropologico-sociali dell'analfabeta funzionale che si affaccia, però, nel mondo dei social. 

Inoltre Umberto Eco, in una lectio magistralis tenuta all’Università di Torino, nel giugno del 2015, scatenò un ampio dibattito pubblico affermando che: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». 

Certo che il probelma esiste, ora servirebbero corsi di studi ove le competenze non siano solo teroriche ma anche pratiche e dove l’uso delle conoscenze venga speso anche all’esterno della scuola stessa.
Una scuola diversa e più accorta verso tale lato debole sicuramente aiuterebbe ad evitare nel futuro, e soprattutto a noi giovani, lo stesso errore che ci riconoscono oggi quelli intellettuali alla generazione attuale.


(*) da Wiki, PIAAC, Programme for the International Assessment of Adult Competencies, è un Programma promosso dall'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e destinato alla valutazione delle competenze della popolazione adulta tra i 16 ed i 65 anni di età. Il Programma di ricerca risponde all'obiettivo di fornire dati aggiornati, e comparabili a livello internazionale, sulle competenze degli adulti nei Paesi OCSE, informazioni utili alla definizione e l'aggiornamento delle politiche educative e del lavoro, sia a livello nazionale che internazionale.

(**) da Wiki, Rapporto sullo sviluppo umano 2009 o Indice di sviluppo umano, Il rapporto per il 2009 dello "Human Development Report" riporta che, in generale l'Indice di sviluppo umano con i dati del 2007. È stato pubblicato il 5 ottobre 2009 con il titolo "Overcoming barriers: Human mobility and development". La maggior parte dei dati usati nel rapporto sono del 2007 o precedenti e quindi l'indice di sviluppo umano (HDI) è da considerarsi relativo all'anno 2007.


PER NON VEDERE PIU' IMMAGINI COSì......   a cura della redazione



Immagini così se ne vedono sempre più. Oramai ci passano davanti agli occhi senza che muoviamo ciglio, come se non ci interessassero, poiché non coinvolti direttamente. Da tutte le parti e sui social vengono pubblicate e postate foto come queste con persone alla ricerca del cibo nei contenitori dei rifiuti alla fine dei mercati, altri che chiedono elemosina, altri ancora ripresi a contare gli spiccioli rimasti alla terza. 
Sembra che abbiamo dimenticato, sembra che questi uomini non facciano più parte del mondo che noi stessi viviamo, sembrano ma alla fine si tratta di questo: di emarginati entro il proprio paese.
A ben vedere dalle statistiche queste recitano che il 50 e più per cento non va più a votare, che la disoccupazione giovanile è giunta al 40% e più, che i tassi di povertà aumentano vertiginosamente e invadono classi, la middle class per esempio,  che dagli anni '70 erano state sempre considerate abbienti.
Rientrano, a buon diritto, tra costoro, anche i pensionati, ad eccezione dei soliti noti politici, a cui è stato troncato, con la Legge Fornero, si vedano gli esodati, il loro stato di diritto. Anche i nostri insegnanti, il cui diritto acquisito al lavoro con la legge 107 vacilla giorno dopo giorno, sono sempre più precariamente all’ombra di fallaci regole normative, a volte anche non sempre democratiche, considerati i diritti acquisiti. E, come non ricordare, addentrandoci  in tutti gli strati sociali e le innumerevoli professioni, che con l'abolizione dell’art. 18, risulta abolito il diritto al lavoro e quindi negato l’art. 1 della nostra costituzione.
E, come se non bastasse, il periodo che viviamo cibandosi delle bestialità più scure che sono nel nostro dna storico, non solo verso migrazioni e stampa, ha raggiunto il suo scopo: far emergere la negazione della libertà di stampa e parola, la negazione di cittadinanze, la negazione di colori diversi della pelle.  Poi  si vedono ed escono i casi degli “skin head", dell'insoppportabile annullamento dei valori di libertà e democrazia. Per forza! 
Come non capire a questo punto che lo stato di diritto è stato forse leso indelebilmente e i cittadini, o meglio alcuni cittadini, divenuti quasi dei "rifugiati politici" in quanto l'uomo è costretto a ciò che vediamo o che sentiamo o che ci viene raccontato, come in questa foto, che non vorremmo mai più vedere. Che mondo è mai questo? Ci si dimentica di ciò che noi  stessi creiamo. Queste situazioni sono, infatti, il risultato delle nostre scelte sia economiche che valoriali, distratti come siamo dalla virtualità di un periodo che non conosce sosta alcuna e che, distratti, viviamo forse più della realtà. 
Son, per l’appunto, foto come queste che danno il senso di come la globalizzazione(o i suoi processi) abbia sbagliato, abbia cioè creato un mondo diverso da quello auspicato: << molto denaro in mano a pochi, nessuna redistribuzione verso le fasce più basse>>, << molta vita, poca qualità di vita >> , << cultura e scuola, ma solo  per pochi>>.
E' da qui che dobbiamo partire per modificare la nostra situazione. Simil foto dovrebbero muovere i presupposti della nuova politica del domani a favore del ritorno a scelte dove il valore e i diritti ritornino ad essere elementi fondamentali del processo economico-culturale che, dovrebbe ulteriormente invertirsi, come una volta, in culturale-economico, quale direzione obbligata per non perdersi in un processo che già ha spersonalizzato molti e mentre altri, tanti forse, si addentrano nell'oblio della conoscenza, scomparendo dalle anagrafi di tutto il mondo

INTERNET: SIAMO PIU' STUPIDI O PIU' INTELLIGENTI?  a cura di Scarnecchia Ilaria

Al giorno d'oggi le nuove tecnologie stanno cambiando radicalmente il nostro modo di vivere, in particolare quello dei nativi digitali ovvero coloro nati nella social network society, come è stata definita. 
Viviamo in una società iper-tecnologica in cui l'unica cosa che conta è rimanere sempre aggiornati. 
Le relazioni umane sono cambiate, è più facile parlare con un amico o un parente attraverso  uno schermo che incontrarlo personalmente o trovare l'anima gemella su un sito. 
Tutto questo arricchisce d'avvero l'uomo? Internet ci rende più stupidi o più intelligenti? 
Molto spesso la rete ci facilita nei nostri compiti quotidiani, nel lavoro e nello studio. 
È possibile accedere ad un'infinità di notizie, alcune delle quali anche errate o superficiali. Per questo è necessario prestare la massima attenzione per non cadere nella trappola delle fake news. 
L'importante è capire che la tecnologia ca capita ed usata come strumento per sviluppare le nostre abilità, non come sostituto del nostro pensiero o delle nostre facoltà. 
La tecnologia, se vista in  modo corretto, è un alleato capace di accrescerci in ogni senso, ma deve offrire  più  possibilità offline, giacché la vita reale non può mai essere soppiantata da quella virtuale, pena la scorretta relazione che porrà l'individuo in una situazione di alienazione. 


PAESAGGIO: "VOLTO DELLA NOSTRA PATRIA INTERIORE"  a cura di Marconicchio Chiara 3^ B ITE

In un intervista l’autore Vittorio Lingiardi di “Mindscapes”, Psiche nel Paesaggio, descrive il paesaggio, sottolineando la importante funzione psicologica che riveste nei rapporti con l’uomo e con i giovani . 
Durante l’intervista Lingiardi affronta l’argomento sul rapporto dei giovani con le tecnologie: queste ultime hanno sì aumentato gli scambi, ma hanno ridotto le conversazioni. Ci si riferisce al fatto che oramai molto difficilmente combiniamo più periodi e concetti, costretti come siamo alla logica dei pochi caratteri che ci impongono io social.
Tuttavia afferma anche che demonizzare Internet non serve, ma che, anzi, potrebbe essere utilizzato per educare alle immagini e all’immaginario. 
Parlando e discutendo del valore dell’immagine e, in particolare, del paesaggio, nel capitolo “Paesaggi neuroestetici” arriva a sostenere che i pazienti ospedalizzati con vista su un paesaggio naturale migliorano e consumano meno antidolorifici rispetto a coloro che hanno vista sui muri o pareti cieche. Ciò poichè il paesaggio essendo un elemento naturale e non artificiale incide positivamente sulla psiche dei malati. Anche perchè li immette in un mondo naturale, semplice, già realizzato e con le sue finalità. Queste, di equilibrio della natura e dell’ambiente, agiscono positivamente sia a livello psicologico che psichico, favorendo anche una certa sinergia con le nostre emozioni. Anzi le esaltano e si allineano il più aderentemente vicino al carattere insito di equilibrio naturale dell’ambiente, in cui tutto ha una logica e relazione tra le parti, un univoca dichiarazione dell’unire e non del dissolvere.  
Perciò la salvaguardia dell’ambiente è importante, non solo perché il paesaggio influenza la salute mentale e funge come specchio delle nostre emozioni, ma soprattutto perché l’offesa nei suoi confronti, il distruggerlo, diminuirlo di importanza, renderlo secondario all’uomo, ci fa vedere chiaramente il declino delle regole del vivere comune. 
Queste, che abbiamo trasgredito, ci vengono sempre in aiuto quando ci immergiamo nella natura, che ci accoglie sempre unendoci mai dividendoci. Ed è in quest’unione che si manifesta l’equilibrio degli elementi presenti in natura, così che il paesaggio ne rappresenti l’immagine corrispondente nel nostro mondo.


LA TECNOLOGIA INSIDIA/INSIDIERÀ LE PROFESSIONI? a cura della redazione
Ora i robot insidiano anche le professioni(*) da un articolo del Sole 24 ore

In moti paesi tra cui USA e Giappone nonchè Cina il fenomeno è già visibile. Ma i robot e le nano tecnologie veramente sono arrivate al di là di ogni nostra immaginazione: basti pensare alla notizia di pochi giorni fa, il 5/01/18, in Italia una signora ha beneficiato di una mano completamente automatizzata che le ha permesso di utlizzare l’arto che non aveva più, esperimento riuscito; come dimenticare l’articolo dell’anno scorso di Camelio Noemi su quell’albergo in Giappone, completamente gestito da robot? http://iisfermigaetamagazineonline.blogspot.it/2016/10/lalbergo-dei-robot-umanoidi.html
Già si detto di come la robotizzazione sia un passo quasi necessario, globalizzazione e tecnologia, difficilmente, arretreranno, se non addirittura diventeranno senza dubbio un bisogno primario per il nostro futuro e la nostra crescita. Però a ben vedere, dovunque si legga dell’argomento, esistono diverse visioni e percezioni del fatto, anche etiche-morali, che pongono nella pubblica opinione diverse domande e considerazioni e spunti. 
Tra le correnti di pensiero quella economica è attrattiva poichè individua un duplice aspetto che, forse, è l’uno la conseguenza dell’altro e viceversa.
Sin dall’inizio, anche noi giovani, abbiamo fortemente, insieme con gran parte dell’opinione pubblica, infatti, stigmatizzato che “ con la presenza di robot” l’uomo avrebbe perso il lavoro”, si sarebbero persi milioni e milioni di posti di lavoro, cioè, con l’avvento di umanoidi robotizzati, si sarebbero ridotti, appunto, tali posti manuali. Se ne sarebbero creati poi degli altri, più qualificati, per manovrare e dirigere e progettare/costruire, soprattutto, questi umanoidi. Questo era nelle nostre convinzioni e  in quelle delle previsioni degli economisti. 
La duplicità o combinazione di tecnologia e globalizzazione porterà sicuramente e molto presto tali robot nelle condizioni di sostituire completamente la parte fisica del lavoro umano. 
Ma non solo. Se ci apprestiamo verso queste invenzioni a tutti i costi senza che ne esaminassimo le varie condizioni, potremmo cadere in qualche buco nero pericoloso.
In realtà, se è vero che tale duplicità porterà a nuovi posti dirigenziali o progettuali o di contesto laboratoriale, molto lavoro e molti lavori “terzi” si perderebbero. Si pensi ad una situazione analizzata nell’articolo di tale entità: “...negli Stati Uniti il fenomeno è già visibile da anni. Il paziente che debba sottoporsi a radiografia, tac, ecografia o altre analisi si reca presso una clinica dove un infermiere gestisce l’esame.
I risultati sono trasmessi in India e analizzati da un medico locale – meno costoso rispetto ai colleghi americani – che produce un referto in ottimo inglese. La prescrizione è inoltrata in tempo reale alla farmacia negli Stati Uniti e le medicine sono consegnate direttamente a casa del paziente. ....” 
Come si vede il progresso aumenta velocità e maggiore economicità per il paziente ed è evidente, ma se si analizza bene il processo si osserva che “qualcuno”, un’uomo/donna, ci ha rimesso il lavoro, il medico nella fattispecie, ed un lavoro “specializzato”.
Quindi si dovrà star attenti a pensare e dire che la robotizzazione produrrà qualificazione professionale e specializzazione di qualità. Sia perchè saranno di “specie”, ovvero relative alla struttura-infrastruttura perchè di converso, sia perchè altre, non “connesse alla specie” non ci saranno più. L’esempio corre anche per la professione di architetto- ma vale per altre, tantissime: chi mai potrà impedire ad un software o ad un robot la produzione di progettazione? Semmai mancherà la macchina, il robot o l’hardware- software, ed è lì che vi sarà la specializzazione, lì che verranno creati questi nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati. Ma ne taglieremo molti altri, oggi considerati inalienabili.
Se negli anni 80-90 si è verificato che il sistema globalizzazione-tecnologia ha causato una perdita di posti di lavoro con salari medio-bassi individuabili anche per l’introduzione dei pc e internet e, per cui, erano richiesti livelli d’istruzione limitati, oggi vengono insidiati livelli professionali di massima competenza e con salari medio-alti, come nei settori della medicina, assistenza sanitaria, chirurgia robotica, diagnosi e chirurgia da remoto, telemedicina. Anche i manager d’industria o nel settore finanziario potranno essere sostituti da androidi in grado di esperire le loro funzioni, così come nel campo dei traduttori, avvocati, progettisti, giornalisti etc., che, anche attraverso i personal computer, internet e i social, potranno essere sostituiti. L’e-learning sostituirà i docenti mentre altri “aggeggi” robotizzati e informatizzati come visiere wireless, bluetooth, sostituiranno le guide e cartacei annessi nel campo del turismo e pubblicità.
L’articolo termina con questo commento: “...Robot e intelligenza artificiale scuoteranno profondamente il mondo del lavoro. Macchine con crescente mobilità, percezione sensoriale, capacità cognitive, elaborazione del linguaggio, insidieranno non solo occupazioni nel settore manifatturiero e nei servizi “ripetitivi” ma anche professioni di prestigio e di elevata caratura intellettuale. Oltre ad operai e impiegati, rischiano la rottamazione anche medici, avvocati e manager.
Sta a noi dunque capire quali stadi di evoluzione dovranno avere macchine, pc, robot o androidi che siano. Insieme a queste previsioni dovremo piegarci, forse, a fare dei lavori connessi agli umanoidi o androidi o aggeggi viventi un loro status professionale, ma nel non-abbandono della ricerca non si dovrà mai perdere il carattere di esigenza-necessità della “cosa da costruire” o funzionalità da derivare. 
In sostanza la mente e il fisico umano dovranno abituarsi a ciò creato dall’uomo ma mai si dovranno abbandonare alle nuove tecnologie, affinchè l’uomo rimanga con le sue interazioni umane e permanga nel suo stato fisico- perchè il rischio di perdere la mobilità e le emozioni-sensazioni è forte.