SITO IN COSTRUZIONE | giornale online dell' Istituto di Istruzione Secondaria Enrico Fermi gaeta - italy | dirigente scolastico prof.ssa maria rosa valente | redazione: La Rocca Arianna - Ciccarelli Alberto - Iannola Vincenzo - Maggiacomo Noemi - Lamberti Beatrice - Dieni Francesca - Di Lorenzo Valentina - Hiler Rosa - Ble' Sharon - Brongo Fiorenzo - Tallini Cassandra - Di Maccio Antonietta - Mura Roberta - Palazzo Francesco - Di Crasto Giorgia - Scuccimarra Sara - Ricca Federica - Lollo Nunzia - Tucciarone Silvia - Lombardo Ilaria - Pellegrino Maja - Pellegrino Selina - Camelio Noemi - Coscione Daniele - Annunziata Chiara - Matteuzzi Elena - Pezza Giorgia - Terracciano Aurora - Bellettini Pierluigi - Toscano Noemi | vignettisti-disegnatori: Ruggieri Giulia - Perrone Antonio - Sorgente Jacqueline - Pellegrino Maja | referente\supervisione\redazione grafica: prof. natale capodiferro | SITO IN COSTRUZIONE

Cronaca

CYBERBULLISMO: UNA GABBIA ELETTRONICA
a cura di Ble' Sharon 4^ L ITE

Isolati dal mondo, i giovani adolescenti, vivono intrappolati nella Rete alzando barriere quasi indistruttibili. Il problema, però, non è al di fuori delle mura, ma bensì all'interno. 
Nel fantastico spazio virtuale trova le sue radici un fenomeno grave e in continua espansione: il cyberbullismo. 
Un termine apparentemente strano e raro ma in realtà in continua crescita e diffusione. 
Ma in cosa consiste? 
A differenza del "bullismo", che prevede violenze fisiche, il cyberbullismo si manifesta costituendo un danno psicologico mediante la continua e sistematica circolazione di foto spiacevoli o l'invio di materiali offensivi. Diventare membri di siti come social network può non solo creare dipendenza ma incrementare numerosi casi di suicidio, hackerando e diffamando. 
Raramente i giovani si rendono conto delle conseguenze delle loro azioni e arrivano a un punto di rottura e non ritorno. 
Infatti, le persone più sensibili e "deboli" odiandosi arrivano a credere che sia meglio farla finita. 
Ci domandiamo che ruolo abbiano i genitori in tutto questo. Spesso ne rimangono all'oscuro perché non hanno "accesso" alla comunicazione in rete degli adolescenti. 
Pertanto è richiesto un lungo periodo affinché i fatti vengano a galla. 
Un esempio ne è Ask.fm, un sito popolato da soli adolescenti con lo scopo di rispondere, nel proprio profilo web, alle domande di anonimi che non posseggono il coraggio necessario a dichiarare il proprio nome. I messaggi in anonimato sono talvolta anche incoraggianti e dolci, ma ci chiediamo lo stesso dove siano finiti i famosi bigliettini dalla pessima calligrafia sui banchi di scuola. 
Altre volte le continue offese spingono i giovani nelle gabbie elettroniche senza assistenza o aiuto. Una vera e propria guerra si sta scatenando, e i protagonisti non sono altro che "mani" indifese. Solo un'arma: uno smartphon.


SOCIAL KILLER

a cura di Hiler Rosa 3^ C ITE

In questi questi giorni si è sentito molto parlare di una ragazza diciassettenne che ha ucciso la madre per averle sequestrato i suoi dispositivi elettronici.
L’omicidio è avvenuto lo scorso 29 Ottobre, quando, a causa del cattivo andamento della figlia, la madre le sequestra il computer ed il telefonino.
La ragazza, senza poter utilizzare i social si è sentita isolata e questa sua grave dipendenza dal mondo virtuale l’ha portata a compiere un gesto così estremo.
È possibile uccidere un genitore per una cosa simile? Trovo difficile rispondere a questa domanda. 
È impensabile che facebook, twitter e tutti gli altri social su cui siamo registrati, possano essere più importanti della vita di un genitore.
Eppure si, ci stiamo tutti rendendo schiavi di questa nuova ‘’realtà’’. Spendiamo tutto il nostro tempo a fissare lo schermo di un telefonino o di un computer ed a volte perdiamo anche la concezione del tempo.
Riuscireste a stare 24 ore senza cellulare? Io credo di no, ma se pure foste così bravi da riuscirci, non potreste mai negare l’assillante desiderio di utilizzarlo.
La cosa può sembrare banale, ma non lo è. Questa realtà che oggi viviamo è triste. Un essere umano con un cervello così avanzato, si rende schiavo di un qualcosa che lui stesso ha creato. 
Quindi è possibile uccidere un genitore perché l’uso dei social viene negato? A quanto pare si, oggi si è arrivati a fare anche questo.



UN PICCOLO PENSIERO PER PARIGI 
a cura di Ble’ Sharon 4^ L  ITE

Risveglio insolito per il giorno 13 Novembre.
“Ricordate, ricordate il 13 Novembre per Parigi, come l’11 Settembre per l’ America”. 
Questo è stato il buongiorno da parte delle forze dell’ISIS su tutti i telegiornali e mass-media circostanti.
Hanno firmato una condanna a morte, hanno lasciato il segno. 
Hanno portato panico dopo una notte di terrore.
Il cuore della Francia, colpito da sei diversi attacchi, cerca di risollevarsi. L’Italia solidale e scioccata, prega per la capitale francese
Non c’è più tempo, non ci saranno soluzioni, scappatoie se non affronteremo seriamente il problema. 
L’Italia deve intervenire nel percorso di studio del fenomeno. L’Italia deve esserci ai tavoli che contano per portare collaborazione e ricerca della verità. Così come l’Europa intera, insieme ad essa. 
Non c’è tempo. Il mondo si colora di rosso, bianco e blu e guarda la guerra passivamente come un quiz televisivo. Social network diramano la guerra principale con dibattiti secondari. Pregare per Parigi non è sufficiente, pregare non ci salverà se non prendiamo di petto l’argomento.
Eppure, possibile che vivendo in mezzo a noi e integrati che la guerra non paga che la  pace è l’unico elemento per cui combattere, invece che imbrattare crudelmente come pittori i muri e le strade di un rosso sangue: il rosso come simbolo di vittoria, ma che è invece sconfitta della pace. 
Si sente, si parla, si discute. La mente degli europei è occupata da ragionamenti, da strategie, da decisioni. Ma bastano le crude scene di morte apparse in televisione da far cadere in un silenzio interminabile le parole dei cittadini. Interminabili come i boati, le urla, i pianti, le sparatorie che, invece, non hanno lasciato silenzio nella notte. 
Una notte che sarebbe dovuta essere tinta solo da grida di gioia per un’amichevole e musica in teatro, simboli di cultura e di socialità.
Più di 350 persone, di diversa nazionalità, sono rimaste ferite e/o in bilico tra vita e morte; più di 120, invece, sono le vittime delle terribili irruzioni da parte dei terroristi armati che hanno rivendicano quest’assassinio in nome di Allah, un Dio di Pace.
Presentandosi come messaggeri autodistruttivi e portando a termine il loro compito, hanno negato la vita a tante persone ignare del loro destino, vittime incolpevoli del fraintendimento religioso. 
E’ come partecipassero ad un videogioco. Pensano di realizzare la volontà divina. Ma di divino non c’è nulla ne causa ne effetto dell’accaduto. Scopi nascosti e ben differenti, perlopiù sconosciuti dagli stessi attentatori, sono la maschera di questo inizio millennio, che si traveste di rosso morte.
Il passato ha riservato alla religione il primo posto in classifica come motivazione dei conflitti più ricordati. 
Religione come prevalenza sullo Stato, e religione come assolutismo. In nome di Dio, tutto è lecito? In nome di Dio, sinonimo di pace, deve nascere violenza, assassinio e suicidio? 
Usare Dio per uccidere. E’ un controsenso!
Controsensi si stanno, invece, diffondendo, e se è vero che sbagliando s’impara, noi non abbiamo ancora sbagliato abbastanza.




 PICCOLI UOMINI a cura di Hiler Rosa 3^ C ITE

Giornali e telegiornali non fanno altro che parlare di Colonia in Germania dove la notte di Capodanno si è verificato il disgustoso episodio di violenza di massa. Un numerosissimo gruppo di uomini(qui non si fa differenza tra chi siano questi uomini) ha violentato e borseggiato una novantina di donne che si trovavano a festeggiare davanti il duomo della città.
Questo è solo uno dei moltissimi casi di violenza consumata su donne.
Ogni giorno migliaia di donne anche in Italia vengono offese, picchiate e stuprate da uomini, se così possiamo definirli.
Donne che vengono continuamente prese come degli oggetti, usate per divertimento. La televisione è il primo mezzo per cui la donna appare come una provocazione al sesso maschile, attraverso il suo fisico e sensualità come ad esempio nelle pubblicità, chiamate pubblicità sessiste. 
Chiunque pensa che con le donne ci si possa fare ciò che si vuole è un uomo piccolo, così come chi le discrimina, maltratta, picchia e violenta.
Si può nel 2016 vivere nella paura? 
Non si può scendere in strada di sera e avere il costante pensiero che qualcuno possa violentarci.
La nostra legge prevede che vengano assegnati dai 6 ai 12 anni di carcere per chi stupra una donna. 
Sfortunatamente fino ad oggi ho solo sentito parlare di domiciliari o pochissimi anni di carcere per chi ha commesso questo crimine. Questa è una delle tante ingiustizie che vengono commesse, perché un crimine simile, non punito giustamente, lascia passare il pensiero che non sia un'azione così grave. 
Un atto sessuale contro la volontà di una donna anche se non viene uccisa, le segna psicologicamente la vita per sempre.



I “FURBETTI” DEL LAVORO                          a cura di Mura Roberta 3^ B ITE

Avevo cominciato a scrivere questo articolo quando ancora si stava discutendo sulle punizioni da dare (finalmente) a coloro che timbravano il cartellino e poi se ne andavano via dal posto e dal lavoro, accertando, quindi, con l'obliterazione, la falsa attestazione della presenza in servizio. Oggi La Legge è stata finalmente approvata e se ne parla un po ovunque anche per la pubblicità(dove in alcuni casi si raggiunge il ridicolo) dei casi che si è mostrata in Tv e nei media in genere.
Non tutti sono però d'accordo. Susanna Camusso (segretaria generale della Cgil) afferma, come altri politici, che le riforme riguardanti questa tematica, esistono già, e spetta al governo attuarle e non cercarne di nuove, pensiero condiviso anche da Brunetta, un esponente di Forza Italia, a cui si riferiscono le leggi oggi in vigore in quel settore.
Tuttavia a Legge approvata, la novità è che si renderà obbligatoria e più rapida la proceduta che porti al licenziamento del dipendente pubblico “infedele”.
La punizione comprende entro 48 ore dall'accertamento, la sospensione obbligatoria dal servizio e dallo stipendio. Si possono evidenziare due casi limiti: o il soggetto viene colto in flagranza oppure viene sorpreso nella falsa attestazione della presenza in servizio con degli strumenti di registrazione, come ad esempio le telecamere. L'accertamento della sanzione può essere espletato dal dirigente o dall'ufficio per i provvedimenti disciplinari. Se il dirigente, venuto a conoscenza dell'accaduto, non si attiva, ne risponderà in prima persona con il licenziamento disciplinare (oggi si ha al massimo una sospensione di 3 mesi). 
Infine, in caso di annullamento da parte del giudice del licenziamento del dipendente furbetto, resterebbero le tutele dell'articolo 18: il soggetto andrà reintegrato e gli dovranno essere corrisposti gli arretrati. Per il dirigente non cambierà nulla, rimane responsabile, sono nei casi di dolo o colpa grave potrà egli stesso essere licenziato.
Nonostante i governi precedenti avessero già attuato delle norme “punitive” nei confronti dei cosiddetti furbetti del lavoro(le Leggi-Brunetta appunto), si sa di molti casi  di persone che hanno assicurato la loro presenza(timbrando il cartellino) ma subito dopo erano, esempio, a prendere un caffè al bar o timbrando il cartellino in perfetta divisa da letto o di pluri-timbratori, che nella pratica giudiziaria hanno poi riavuto il posto di lavoro.
Questa nuova legge, con l'aggiunta di ulteriori sanzioni, speriamo fortemente cambi l'atteggiamento di questi dipendenti e che ognuno abbia ciò che si meriti veramente pur nel diritto della difesa.


IL SILENZIO E' VERGOGNA       a cura di Blè Sharon 4^ L  ITE 

La VIOLENZA SULLE DONNE è all'ordine del giorno.
La violenza sulle donne è diventata realtà quotidiana. 
Che sia vicina o lontana dalla nostra, ci terrorizza, ci spaventa, ci porta a chiedere: Perché?
Perché un uomo arriva a tanto? 
Uomini, che probabilmente nell'arco della propria vita non avrebbero fatto del male neanche a una mosca, si travestono di crudeltà ed egoismo. O, peggio, fanno cadere la maschera rivelando la loro vera natura. 
Sono infinite le ragioni di tali mostruosità che vediamo quotidianamente in tv, o leggiamo sui giornali: rabbia, confusione, impulsività sessuale, invidia dell'evoluzione della donna, sfogo o possessività nel momento in cui Lei sceglie di andare via, e, così facendo, di  affermare la sua indipendenza. 
La violenza è la conseguenza di una società maschilista  e patriarcale, che indirizza ad un inidoneo modo di concepire la donna che, oramai, è essere autonomo e pensante  e non più succube del volere di mariti o padri. 
Un forte e brutale esempio di maltrattamento è l'accaduto di pochi giorni fa, quando un quarantenne di nome Paolo Pietropaolo, di famiglia benestante, aggredisce la moglie, Carla Ilenia Caiazzo, riempiendola di pugni. L'estetista, di anni 38, viene cosparsa, successivamente, di alcol e, in pochi attimi, avvolta dalle fiamme. Non c'è stato modo di far ragionare l'uomo. Né le urla strazianti, né la bimba che lei portava in grembo. Fortunatamente, la bambina ce la fa. La madre lotta per per vivere. 
L'omicidio di donne è un fenomeno in via d'espansione e non sembra esserci un freno. Spesso gli abusi sono all'ordine del giorno in famiglia, e migliaia di donne non denunciano per paura, o per sottomissione. 
Ed è proprio in questi casi che il peggior nemico delle donne diventa Il Silenzio: Il Silenzio è la vergogna.

SIRIA, BOMBE SU SCUOLE  ED OSPEDALI   a cura di Pezza Giorgia 5^ L  ITE

Ancora una giornata di bombardamenti in Siria. Sono stati colpiti degli ospedali, nel nord del Paese. I raid hanno provocato, secondo le Nazioni Unite, almeno 50 morti.  Nella città di Maarat al Nuaman, nella provincia siriana di Idlib è stato colpito l’ospedale di Medici senza frontiere attaccato da raid probabilmente russi. La zona è oggetto di intensi bombardamenti da parte dallo stato russo da giorni. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vi sarebbero almeno nove morti tra cui un neonato.  Ad Azaz, tra Aleppo e il confine turco, sono stati colpiti da sette missili la clinica ginecologica e il reparto di pediatria dell’ospedale locale. Qui, il bilancio è di almeno 14 morti. Un funzionario della sicurezza turca aggiunge che il bilancio delle vittime potrebbe essere superiore. Un residente ha detto che è stato colpito anche un centro per rifugiati. Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha puntato il dito sulla Russia.  Accuse che però Mosca ha rispedito al mittente accusando gli Stati Uniti.  Nonostante la telefonata con il presidente Obama, la Russia ha fatto sapere che continuerà a bombardare la zona circostante Aleppo anche se si dovesse arrivare ad un accordo sul cessare il fuoco in Siria.  La Turchia smentisce che il suo esercito sia entrato nel territorio siriano, come denunciato da Damasco. Lo ha detto in Parlamento il ministro della Difesa di Ankara, Ismet Yilmaz. Il ministero degli Esteri siriano aveva inviato al segretario generale dell'Onu e alla presidenza del Consiglio di sicurezza una lettera in cui accusava la Turchia di aver sconfinato con 12 pickup armati e circa 100 militari nei pressi del valico di Bab al-Salameh, vicino all'aerea di Azaz colpita dall'artiglieria di Ankara. Anche la Turchia ha accusato la Russia di aver condotto ovvi crimini di guerra, quando due scuole, un ospedale e un centro medico sono stati colpiti da missili, causando la morte di decine di persone. Ankara, attraverso il ministero degli Esteri, ha anche detto che maggiori e più gravi conseguenze saranno inevitabili se la Russia non metterà fine ai raid aerei. Il premier turco sembra non voler abbassare i toni, anzi accusa la Russia di agire come un gruppo terroristico. Secondo la Gran Bretagna sono i russi a poter far funzionare la cessazione delle ostilità, se vogliono, ridimensionando i bombardamenti e dirigendoli verso i veri terroristi invece che continuare a bombardare l'opposizione moderata. 


ATTENTATO ISIS A BRUXELLES: UNA CRONACA DI SANGUE INNOCENTE   a cura di Pezza Giorgia 5^ L ITE

È accaduto il 22 marzo 2016, l’attentato da parte dell’Isis a Bruxelles, città simbolo dell’UE. 
I primi due kamikaze sono esplosi all’aeroporto di Zaventem poco prima delle 8. La prima bomba è esplosa nei pressi del banchi accettazione di una compagnia aerea. La seconda, dopo qualche minuto, presso i banchi check-in e i controlli di sicurezza. I sorveglianti e i sopravvissuti si sono trovati d’avanti ad una scena terribile: corpi smembrati e sangue e pezzi di vetro ovunque, oltre al fumo nero che si alzava verso l’alto. 
Il secondo attentato, invece, è accaduto alle 9:11 in un vagone nella metropolitana alla fermata di Malbeek. Anche qui la scena è stata raccapricciante. 
Finalmente è scattato l’allarme rosso e tutta l’area è stata chiusa dalla polizia, sono stati sospesi i trasporti pubblici e chiuse tutte le stazioni. Le prime indagini condotte dagli inquirenti, hanno individuato, attraverso le telecamere dell’aeroporto, tre sospettati che spingono dei carrelli bagagli con sopra dei grossi borsoni. 
Due di questi si sarebbero fatti saltare in aria mentre il terzo, nascosto da occhiali e cappello, è ancora in libertà. 
Ovviamente, per proteggere i cittadini, il governo ha deciso di schierare centinaia di soldati con il compito di sorvegliare la città. Non è un caso che l’attentato sia accaduto proprio a Bruxelles, la città dove Salah Abdeslam membro del commando di Parigi, è rimasto nascosto per quattro mesi. 
L’Isis ha provocato 32 morti e 250 feriti tra cui 3 italiani. Inoltre una nostra concittadina risulta ancora dispersa.  Quasi tutti i feriti, dopo essere stati medicati, sono stati dimessi da bene 25 ospedali della capitale. 
Le bombe che hanno colpito il cuore dell’Europa hanno seminati morte e terrore nei cittadini Belgi. 
Per la prima volta i leader UE sono d’accordo sul fatto che questi attentati da parte dell’Isis sono un “attacco alla nostra democrazia”. Renzi ha affermato che “ la minaccia è globale, ma i killer sono anche locali”. Hollande e Cameron sono scioccati e preoccupati per la situazione. Erdogan ha promesso che “la caccia ai colpevoli sarà condotta senza tregua giorno e notte”. Ed infine anche Obama assicura che gli Stati Uniti continueranno a colpire


DONNA: FRAGILITA’ E FORZA SULL’ESEMPIO DI VANESSA  a cura di
Arianna La Rocca 3^ C ITE

Ogni giorno una donna in qualche remoto luogo del mondo subisce abusi, violenze, attacchi psicologici e fisici che molto spesso, purtroppo in molti casi, portano alla morte.
Le vittime di questi femminicidi sono DONNE valorose che, stanche delle prepotenze dei mariti, sentono il bisogno di ritrovare la loro libertà. Questo forte desiderio le spinge a combattere per il proprio sogno e da loro il coraggio di affrontare il diavolo nelle vesti dell’amore. 
In questa “lotta” molte guerriere ne escono sconfitte mentre altre riescono ad ottenere una vittoria e ad onorare le vittime. 
È il caso di cronaca di questi giorni, una ragazza, Vanessa Mele, che, dopo l’uccisione della madre da parte del padre, avvia un “conflitto” contro quest’ultimo. 
La prima azione di Vanessa fu quella di cambiare il suo cognome all’anagrafe, con quello della donna che l’aveva messa al mondo. 
In ambito politico poi, Vanessa riuscì ad ottenere con il consenso di entrambe le Camere, Deputati e Senatori, alla presentazione di un Progetto di Legge in cui si prevedesse <<L’ESCLUSIONE DEL CONIUGE OMICIDA DALLA PENSIONE DI REVERSIBILITA’>>.
La settimana scorsa Vanessa, anche a nome di tutte le fragili vittime dei terribili femminicidi, si è recata davanti alle Camere e dove ha presentato la sua nuova proposta di legge. 
Un uomo che uccide la madre dei suoi figli non è degno di essere chiamato tale e di essere fra gli eredi della vittima. Sembrerà assurdo ma la legge non prevede nulla in tal senso.
La proposta, dunque, verterà proprio su questo argomento e che assumerà, circa la reversibilità, un nuovo termine per questi casi: Indegnità a Succedere; questa escluderà in automatico dall’asse ereditario il coniuge condannato in via definitiva per l’uccisione della donna.
Queste piccole vittorie sono un passo avanti contro la brutalità e l’egoismo di coloro che non comprendono l’inestimabile valore ed importanza della donna. 

La donna è una magia incompresa, un mare in tempesta, una personalità di emozioni confuse e contrastanti: dolcezza, amore, odio, fragilità, forza, tristezza, gioia.
La donna è un insieme di pensieri contraddittori ma è anche la forza trainante della  società.  
Tutti, incluso gli uomini, hanno ricevuto in dono dalle donne, dalle proprie madri, LA VITA, e non dovrebbero privare di questa meravigliosa opportunità coloro che LA DANNO al mondo intero. 


UN’ONDATA CHE NON FINISCE MAI!           a cura di Pezza Giorgia 5^ L ITE

Un'altra tragedia nel Mediterraneo, un altro dramma figlio delle destabilizzazione del Nord Africa e dell'incapacità europea a dare una risposta all'emergenza immigrazione. Un gommone con almeno 590 clandestini, il 25 maggio, è affondato al largo della Libia. 
Una nave che si trovava nelle vicinanze ha lanciato l'allarme facendo scattare il dispositivo di emergenza. Al momento sono stati salvati circa 500 immigrati e recuperate le salme di sette persone. Le ricerche di altri eventuali dispersi sono ancora in corso. 
Non è ancora chiaro quale sia la causa del naufragio. Durante l'attività di sorveglianza e sicurezza marittima nel Canale di Sicilia, un pattugliatore della Marina Militare ha individuato al largo delle coste libiche un barcone in precarie condizioni di galleggiamento con numerosi immigrati a bordo. Il barcone si è capovolto, poco dopo, a causa del sovraffollamento. La nave della Marina, giunta nelle immediate vicinanze, ha lanciato zattere di salvataggio e salvagenti, mentre una fregata accorsa in aiuto, anch'essa in zona, ha inviato il proprio elicottero e mezzi navali in soccorso.
Dalle coste libiche potrebbero partire tra i 700mila e il milione di immigrati. Nessuno sa quanti di 
loro vogliano andare in Europa. Nonostante il conflitto in Libia, gli immigrati provenienti dall'Africa occidentale, e soprattutto dalla Somalia e dal'Eritrea, vi si recano per lavorare nel settore delle costruzioni o dell'agricoltura, se non per unirsi ai gruppi combattenti. Prima di arrivare, in molti non sanno quanto sia difficile la situazione in Libia; se invece hanno denaro a sufficienza si imbarcano per attraversare il Mar Mediterraneo e giungere in Europa.
Finora quasi 34mila rifugiati sono giunti in Italia attraversando il Mediterraneo. L'anno scorso, nello stesso periodo, erano più di 47mila. Negli ultimi giorni, però, la situazione ha visto un exploit senza 
precedenti. Soltanto oggi sono stati tratti in salvo oltre tremila clandestini. Si trovavano tutti al largo
delle coste libiche e per recuperarli la centrale operativa della guardia costiera di Roma ha dovuto impiegare 23 distinte operazioni di soccorso.
Una volta recuperati, anziché dividerli tra i diversi Paesi dell'Unione europea, sono stati tutti scaricati nei porti italiani. Qui si va oltre lo scafismo di Stato; piena solidarietà alla nostra Guardia costiera e alla nostra Marina costrette da un governo di incapaci a sostenere un malaffare che pagheranno tutti gli italiani.